di Giuseppe Longo
Nel solco della tradizione a Ramandolo, piccola borgata di Nimis sul monte Bernadia. Si celebra, infatti, “San Bastiàn”, ma soltanto dal lato religioso a causa delle purtroppo perduranti restrizioni anti-contagio. Per cui niente sagra con scampagnata dopo la messa cantata di stamane. E pure l’osteria con l’ottimo ristorante ha le porte tristemente sbarrate come tutti gli altri locali. Ecco, pertanto, una simpatica descrizione del luogo e della festa riportata su “Agenda Friulana 2021” (Chiandetti Editore), dal titolo “Il piede di San Bastiàn”.
«Sulla porta della Chiesetta di Ramandolo, sotto il bel pronao o portico, si scorge subito una grossa pietra caduta dalla sovrastante montagna. Ma cosa c’è di strano, si dirà. In apparenza nulla, ma, se lo si guarda bene, sul sasso si distingue nitidamente un incavo che disegna una strana e insolita impronta di piede. Molto grande, peraltro. Ed è quella che ha fatto fiorire una suggestiva leggenda: quella traccia sarebbe stata lasciata da “San Bastiàn” – cioè Sebastiano, il martire ucciso con le frecce – che proprio con il suo arto avrebbe fermato il masso che, staccatosi dalla Bernadia, stava per rovinare sulla borgata. Così, in segno di gratitudine per lo scampato pericolo e devozione, gli abitanti la posero a perenne memoria all’ingresso del luogo sacro dedicato a San Giovanni Battista che si celebra il 24 giugno, mentre una festa speciale che ricorda proprio il Santo dal piede miracoloso viene organizzata la seconda domenica di marzo, alle porte della primavera, abbinandovi una simpatica sagra campestre perché “San Bastiàn” viene ogni anno “cu la viole in man”. Come dire che questa gioiosa scampagnata è la prima della stagione nelle Valli del Torre e del Cornappo. Tanto che è nota anche per i suoi piatti di “us e lidric cul poc” da accompagnare con i generosi vini prodotti proprio sulle ripide pendici del monte. I cui ronchi, storicamente, sono rinomati per dare vita a un bianco dolce fra i più pregiati del Vigneto Friuli e che è stato il primo in regione – in questo 2021 ricorrono proprio vent’anni dal riconoscimento – a essere premiato con la Docg, la denominazione di origine controllata e garantita, il massimo blasone di qualità per un vino.
Ma torniamo alla storica Chiesetta, cui si arriva passando davanti alla famosa Osteria frazionale della Cooperativa agricola di Ramandolo. Fondata nel XV secolo, è ad aula unica preceduta dal citato portico dal quale si gode, come dallo stesso verde sagrato, di un colpo d’occhio meraviglioso su Nimis e sulla pianura friulana, scorgendo nitidamente il Castello di Udine e più giù il mare Adriatico dominato dal possente campanile di Aquileia, cantato da Luigi Garzoni di Adorgnano: “Cjampanil dal Patriarcje, fat di lapidis romanis…”. Le pareti interne furono affrescate da Gian Paolo Thanner, artista bavarese molto attivo in quegli anni in Friuli e che reincontreremo nel Santuario delle Pianelle. Di pregio, poi, un grande altorilievo ligneo che richiama la scuola austro-germanica con statuine di Santi».
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In copertina e all’interno la Chiesetta di Ramandolo e il panorama su Nimis.