(g.l.) La Chiesa friulana, e isontina in particolare, ma anche il giornalismo del Friuli Venezia Giulia, con la morte di don Renzo Boscarol hanno perso una delle voci più limpide e autorevoli. E da ieri pomeriggio, il sacerdote, spentosi a 76 anni in seguito all’aggravamento delle condizioni di salute minate dal contagio pandemico che continua a seminare lutti ovunque, riposa nella sua Ronchi dei Legionari, cittadina che oltre ad avergli dato la luce ha beneficiato per vent’anni anche della sua illuminata guida spirituale, oltre che del suo tratto affabile e della sua non comune sensibilità: un grande sacerdote e uomo. Molti di più avrebbero sicuramente voluto dargli l’ultimo saluto, ma sono stati ostacolati dalle norme dettate proprio dall’emergenza sanitaria.
Nato a Ronchi nel 1944, Renzo Boscarol era stato ordinato sacerdote nel 1968 nella Basilica di Aquileia dall’allora arcivescovo Pietro Cocolin e a un anno dopo risale la sua iscrizione all’Ordine dei giornalisti della nostra regione. E’ stato a lungo direttore di “Voce Isontina”, il settimanale dell’Arcidiocesi di Gorizia. Insegnante, animatore e fondatore di centri studi e gruppi culturali, segretario dell’Istituto di storia sociale e religiosa, direttore responsabile di Nuova Iniziativa isontina dal 2004, ha collaborato per riviste e giornali, scrivendo pure diversi testi di storia locale. Attualmente il sacerdote era ancora amato parroco delle comunità di San Lorenzo e Santo Stefano, appunto nella sua Ronchi dei Legionari, e responsabile dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro. Per tanti anni insegnante nelle scuole medie, è sempre stato un importante punto di riferimento per il mondo culturale isontino, ma anche di tutto il Friuli Venezia Giulia. Che gli deve molto e che, proprio per questo, lo ricorderà con riconoscenza.

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In copertina e all’interno due immagini che ricordano la figura di don Renzo Boscarol.

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