C’è il grande cuore di Pierluigi Cappello, c’è la sua alta ispirazione artistica, c’è tutto il sentire e il fluire dei suoi versi nell’itinerario che, idealmente, ripercorre i suoi luoghi e la sua poesia, da Chiusaforte a Tarcento, attraverso geografie e persone, paesaggi dello spazio e dell’anima raccontati dal poeta Alessandro Fo, che di Cappello fu amico e sodale. L’appuntamento con “Il Friuli di Pierluigi Cappello” è fissato online, stamane alle 10, nell’ambito del progetto “Friuli Venezia Giulia, terra di scrittori. Alla scoperta dei luoghi che li hanno ispirati”, l’iniziativa promossa da Fondazione Pordenonelegge con la Regione Friuli Venezia Giulia e PromoTurismoFvg. Si potrà salire a bordo di questo breve ma intenso viaggio digitale sintonizzandosi sui canali facebook e youtube di pordenonelegge e successivamente sui canali di PromoTurismoFvg.
«Pierluigi Cappello – spiega Alessandro Fo – era una specie di incarnazione del Friuli: la sua terra ha materiato ogni fibra della sua personalità umana e poetica, sia che la esprimesse nella poesia in friulano, sia che la mediasse con la lingua italiana. Pochi autori ho conosciuto che avessero una impronta così viva dei luoghi in cui erano cresciuti nella loro evoluzione: credo dipenda dal fatto che Pierluigi aveva scoperto questo suo universo nel momento del grande trauma del terremoto del ’76: una circostanza che ha funto da moltiplicatore per l’intensità dell’affetto con cui il poeta si è legato ai suoi luoghi». «La considerazione – racconta ancora Fo – non riguarda solo i paesaggi: Pierluigi Cappello, uomo cresciuto in altura, ha sempre ritenuto di appartenere al cielo, e di avere conseguentemente uno sguardo omnicomprensivo sulle cose. Una visione che si materiava poi di singoli particolari, nel momento in cui il poeta la trasponeva sulla pagina. Ma i paesaggi legati alla sua poesia includono anche la gente: persone scampate al tiro della storia, persone umili che hanno avuto una vita faticosa e che Pierluigi Cappello ha amato profondamente, ritraendole con grande maestria». Entriamo così nei luoghi, nella geografia di Pierluigi Cappello: «Per me – aggiunge Alessandro Fo – rimane legato innanzitutto alla sua casetta di Tricesimo, regalata dal governo austriaco ai terremotati del Friuli. Una piccola casa fragile, esposta alle intemperie e talvolta a visite di animaletti poco desiderati. La condizione di salute di Pierluigi Cappello avrebbe preteso che cercasse una casa diversa, ma lui esitava a trasferirsi, ben altro gli interessava: costruire la sua produzione poetica. Ricordo che stava lavorando a “Mandate a dire all’imperatore” e mi spiegava che non aveva modo di pensare al trasferimento, altrimenti avrebbe perso quel libro. Lo diceva così, come si trattasse di perdere un figlio: una cura profonda che bene esprime l’importanza della scrittura poetica per Cappello: un obiettivo al di sopra di un minimo agio nella vita. Così la sua casetta è stata sede dei nostri incontri, come fosse un teatro: ricordo l’aneddoto del sipario della tenda che lui spostava, immortalato in una fotografia diventata la copertina delle sue opere»
La carrellata dei luoghi friulani nei quali ritrovare i versi di Pierluigi Cappello (Gemona 1967-Cassacco 2017) potrebbe essere lunga: «Lunga quanto il Friuli – osserva Fo – anche se innanzitutto suggerisco Chiusaforte, il luogo che il poeta ha più ha amato e dove è cresciuto. Oltre a Tarcento, il luogo dove avrebbe dovuto andare a vivere, con quella corona di monti e la splendida villa Moretti, con quel dente sbrecciato da vecchio friulano che è la rovina del castello».

Chiusaforte e Tarcento

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La programmazione estiva del Teatro Verdi di Pordenone riserva per oggi un atteso appuntamento in collaborazione con il Cai di Pordenone per portare il teatro ad alta quota, all’interno di un comune progetto per la sensibilizzazione sui temi della salvaguardia ambientale e la valorizzazione dei territori. Debutta in prima regionale alle 18 al Rifugio Pordenone – splendida location nel parco delle Dolomiti Friulane, Patrimonio Unesco, che festeggia quest’anno i 90 anni dalla fondazione – lo spettacolo “I guardiani del Nanga”, testo della giovane autrice Gioia Battista che racconta sette storie esemplari per sette arditi esploratori.
Con l’interpretazione di Nicola Ciaffoni e la regia firmata da Stefano Scherini, lo spettacolo (una produzione Mitmacher Teatro, Botëghes Lagazoi in collaborazione con Teatro del Carretto) è incentrato sulle storie di chi ha perso la sfida con la montagna. Sette storie, sette spedizioni, sette scalate (dal primo tentativo nel 1895 dell’inglese Albert Frederick Mummery fino ad arrivare ai giorni nostri con il polacco Tomek Mackiewicz e l’italiano Daniele Nardi) di una delle montagne più temibili della terra, il Nanga Parbat, la cima più alta del Kashmir. Attraverso il racconto delle vite di questi uomini straordinari si conosceranno le loro imprese, le passioni, la tenacia, ma soprattutto si potranno scoprire i tormenti che spingono un alpinista a superare i propri limiti alla ricerca del senso più profondo della propria esistenza. Uno spettacolo perfetto per chi ama la montagna e il teatro, per chi vuole vivere il felice connubio tra natura e cultura, in un evento “site-specific” dove la location agisce da scenario naturale di storie epiche che l’alta quota fa risuonare in tutta la loro forza.
A fine spettacolo è prevista per il pubblico una degustazione di prodotti tipici a km zero – selezionati dal Consorzio di promozione turistica di Pordenone in collaborazione con i gestori del Rifugio Pordenone – per suggellare la comune volontà di promuovere il consumo consapevole, la tutela dei territori e dei prodotti della tradizione. «È un’occasione imperdibile per noi quella che ci offrono il Rifugio Pordenone, il Cai e il Consorzio per portare il teatro fuori dal teatro – spiega il presidente Giovanni Lessio – e dimostrare, ancora una volta, quanto sotto l’ombrello della cultura possano convivere lo spettacolo dal vivo, la salvaguarda dell’ambiente e la sostenibilità». A fare eco la presidente del Cai di Pordenone, Grazia Pizzoli, che esprime grande soddisfazione per una collaborazione «che fa della nostra montagna cornice naturale di uno spettacolo che racconta le grandi imprese ad alta quota: la montagna diventa così palcoscenico di cultura a tutto tondo». Si unisce il presidente del Consorzio di promozione turistica, Sergio Lucchetta, con grande apprezzamento per l’intento del Verdi di fondere la salvaguardia della tradizione, della cultura millenaria dei popoli con l’identità artistico-culturale del teatro. Info: 0434 247624 – biglietteria@teatroverdipordenone.it; www.teatroverdipordenone.it

“I guardiani del Nanga”

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Gran finale di Musicainsieme 2021, la vetrina cameristica promossa dal Centro iniziative culturali di Pordenone a cura dei maestri Franco Calabretto ed Eddi De Nadai, per il coordinamento della presidente Cicp Maria Francesca Vassallo, giunta quest’anno alla 44a edizione. Domani 25 luglio, alle 11, all’ex Convento di San Francesco, a Pordenone, la Lezione-concerto della vincitrice del Premio Musicainsieme Pordenone 2019: riconoscimento con borsa di studio assegnato, su donazione privata per il tramite della Fondazione Banca di Credito Cooperativo Pordenonese, alla migliore tesi di laurea di argomento musicale. Il giovane soprano Selena Colombera, originario di Sacile e attualmente in forze al Coro dell’Opernhaus di Zurigo, si è aggiudicato il Premio 2019 con la tesi “Le Sirene nella Musica Vocale da Camera, Loreley e le Ondine”: proprio intorno a questo suggestivo filo rosso ruoterà la lezione-concerto che proporrà a Pordenone, sulle note al pianoforte di Rafael Gordillo, pianista accompagnatore dell’Opernhaus di Zurigo. L’ingresso è come sempre gratuito, in programma l’esecuzione di pagine di grande fascino: dalle Ondine tratte da Quattro Canti di Mancinelli, a Castelnuovo-Tedesco, arie di Respighi, Sgambati, Bizet, Malipiero fino alla composizione Loreley di Schumann, i Waldesgespräch di Clara Wieck Schumann e Loreley di Dvorak.

Selena Colombera e Rafael Gordillo

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In copertina, il poeta friulano Pierluigi Cappello (Gemona 1967-Cassacco 2017).

 

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