Proseguono gli appuntamenti del progetto “Viers Pordenon e il mont. Pier Paolo Pasolini da Casarsa ai luoghi della giovane poesia italiana” realizzato da Fondazione Pordenonelegge per italiana.esteri.it e la rete degli Istituti Italiani di Cultura, con il sostegno della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Gli incontri portano in tutta la regione le suggestioni gli 11 video dedicati ad altrettanti luoghi della poesia e del mito di PPP, realizzati per il progetto Pasolini undici#ventidue, dove si alternano le prime poesie di Pasolini in friulano nelle contrade e nelle campagne dove è nata e si ascoltano le voci di giovani poeti italiani,
Oggi, 14 novembre, alle 18.30 a Pordenone, in Sala Ellero a Palazzo Badini, “Su viole morte da mille annate”. Un incontro su due luoghi simbolo accomunati da una suggestione: il cimitero di Casarsa, dove Pier Paolo Pasolini è sepolto assieme alla madre Susanna Colussi e al fratello Guido Alberto, e la Chiesa di San Bernardino alle Ossa a Milano, «un luogo dell’invisibile» come lo definisce la poetessa Silvia Righi, protagonista della serata assieme ai testimoni locali Piero della Putta ed Enrico Loconsole. Conduce Gian Mario Villalta, direttore artistico di pordenonelegge.
L’ossario della Chiesa di San Bernardino alle Ossa a Milano «è una specie di soglia tra due mondi, quello dei vivi e dei morti» dove «è possibile avvertire un’energia particolare». La stessa che si percepisce nel cimitero di Casarsa: quell’energia culturale e poetica che ha segnato il pensiero del nostro tempo. Il resto è solo leggenda: quella di una bambina che ogni 2 novembre (la stessa data della morte violenta di Pasolini) ritorna a vivere nella Chiesa milanese coinvolgendo gli scheletri in una vitale danza “tal selèst dal so ziru” («Nel celeste del suo giro»).
Nel corso dell’incontro, organizzato in collaborazione con l’Amministrazione comunale, sarà proiettato anche il breve video realizzato da Fondazione Pordenonelegge.it per il Progetto PASOLINI undici#ventidue. Ingresso libero. Info: www.pordenonelegge.it

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Uno straordinario corpo a corpo con un gigante della letteratura è al centro dell’atteso spettacolo “Joyce”, il nuovo lavoro di e con Mauro Covacich dove lo scrittore esplora, dopo Svevo, un altro mostro sacro cella letteratura con il suo personalissimo stile. Di scena oggi, 14 novembre, alle 20.30 nello spazio palcoscenico, Covacich propone un’appassionante lezione-monologo – sotto la cura del regista Massimo Navone in una produzione firmata dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – attorno all’opera mondo di James Joyce, “Ulisse”, che nel 2022 festeggia i cento anni della sua prima edizione integrale.
Partendo da un approccio autobiografico, Mauro Covacich – scrittore di origine triestina, ma dal forte legame con la città di Pordenone – mette in luce i tratti umani ed artistici di quello che può essere considerato il primo scrittore performer, un uomo che ha subito quindici operazioni agli occhi e ha dato vita a una nuova forma di visibilità, un uomo ritenuto troppo cerebrale e che non ha mai smesso di parlare del corpo, un autore accusato di essere elitario e “un operaio della scrittura”, il genio che, meglio di ogni altro, ha mostrato come gli uomini siano un’invenzione del linguaggio. Ancorché irlandese, o forse proprio per questo, Joyce ha trovato nei suoi lunghi anni a Trieste la condizione di isolamento linguistico che gli ha permesso di scavare nei giacimenti più profondi dell’inglese, quasi fosse una lingua morta, accedendo a un livello di verità e purezza che l’uso comune delle parole, sia nella comunicazione che nella narrativa, gli avrebbe difficilmente consentito.
Lo spettacolo sarà proposto, oggi e domani, anche in due matinée dedicate agli degli Istituti Secondari che potranno, nel 2023, anche assistere al precedente lavoro di Covacich su italo Svevo. Mauro Covacich è autore della raccolta di racconti “La sposa” (2014, finalista premio Strega) e di numerosi romanzi. Per La nave di Teseo ha pubblicato in una nuova edizione il “ciclo delle stelle”, “A perdifiato” (2003), “Fiona” (2005), “Prima di sparire” (2008) e “A nome tuo” (2011), oltre a “La città interiore” (2017, finalista Premio Campiello) e “Di chi è questo cuore” (2019). Lo scorso aprile, per lo stesso editore, è uscito il saggio narrativo “Sulla corsa”, dedicato alla sua lunga consuetudine con la maratona.

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In copertina, la statua bronzea dedicata a James Joyce in Ponterosso a Trieste.

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