di Mariarosa Rigotti

“What I am, What I was”, “Cosa sono cosa ero, Facciamoci il ritratto con i nostri oggetti”, è il workshop di arti plastiche – nell’ambito del progetto europeo Puppet & Design – che si animerà dal 7 all’11 giugno all’Atelier di Padova. È condotto da Antonio Panzuto (artista e scenografo) assieme al designer Miguel Liero. Promosso dal Cta (Centro teatro animazione e figure) di Gorizia è organizzato in collaborazione con l’Università di Padova, corsi di laurea Dams/Spm. Arriverà a poche settimane da un altro evento firmato dall’ateneo patavino, specificatamente dagli insegnamenti di Storia del film e video d’artista e Storia ed estetica della luce in scena, che aveva visto coinvolto anche Michele Sambin dell’Università di Udine. Si trattava del ciclo di conferenze “Il tempo del visibile. La parola agli artisti”, a cura di Guido Bartorelli e Cristina Grazioli.

Cristina Grazioli

Roberto Piaggio

Tornando a Puppet & Design, va sottolineato che in ogni Paese coinvolto nel progetto – oltre a Italia ci sono Slovenia, Repubblica Ceca e Spagna – è previsto un laboratorio con l’impegno di un gruppo di artisti, e quello di Padova è proprio il primo della serie. Nella sostanza, guardando al percorso italiano che vede il Cta nelle vesti di capofila, il laboratorio ha lo scopo di «sviluppare sensibilità e competenze tra studenti e professionisti del mondo del teatro e del design riguardo i temi del riciclo e del riutilizzo creativo dei materiali di scarto». Come viene sottolineato, si tratta di «un’occasione per riflettere sui limiti della società dei consumi, sull’obsolescenza programmata, sul nostro rapporto frettoloso con gli oggetti quotidiani, scoprendo che spesso trattengono in sé, anche quando hanno esaurito la loro funzione, la memoria del proprio passato e talvolta del passato di chi li ha usati».
Il laboratorio affronterà, dunque, «il rapporto emotivo con gli oggetti indagando la loro possibilità di rappresentarci, di esprimere qualcosa di quello che siamo e o di quello che eravamo». Durante il percorso sarà cercata la risposta a domande come Cosa mi dice questo oggetto? Perché ci sono affezionato? Perché quest’altro, che ho usato tanto a lungo, a un certo punto non mi ha più interessato? Cosa vedo in quest’altro ancora che non avevo mai considerato attentamente? E proprio per questo i partecipanti si sono portati da casa oggetti che li rappresentano o che sono legati a un’età della loro vita. E quindi verranno creati dei ritratti «in cui trovare qualcosa di sé stessi, scoprendo qualcosa di nascosto ed inesplorato». Ma durante il laboratorio è previsto anche il recupero di oggetti, strumenti, elettrodomestici, materiali di risulta utili a creare elementi drammaturgici e plastici.
Un percorso su cui si sofferma con soddisfazione il direttore artistico del Cta, Roberto Piaggio: «Finalmente, le attività del progetto Puppet & Design ripartono e lo fanno con un laboratorio sul riutilizzo creativo dei materiali di scarto condotto dal grande artista e scenografo Antonio Panzuto che per l’occasione sarà affiancato dal designer spagnolo, Miguel Leiro». Mentre riguardo le adesioni: «Le numerose richieste di partecipazione sono arrivate da artisti di tutta Europa e questo ci fa ben sperare per i prossimi appuntamenti, tutti internazionali». E Piaggio conclude con un’anticipazione: «I risultati di questo workshop potranno essere visionati dall’1 al 5 settembre a Gorizia, durante l’Alpe Adria Puppet Festival, in un sito che verrà presto svelato»
Una sottolineatura sulla valenza dell’iniziativa è anche quella di Cristina Grazioli, docente di “Teatri di Figure. Storie ed estetiche” e “Storia ed estetica della Luce in scena” all’Università Padova (va ricordato appunto che il laboratorio è patrocinato dal Dipartimento beni culturali e pensato in collaborazione con i corsi Dams).


«L’ apprezzamento – ha sottolineato l’esperta – è per il progetto che pone attenzione al mondo delle figure in generale, da sottolineare la qualità dei partecipanti degli altri Paesi e le varietà coinvolte ma, soprattutto, questo sguardo aperto che mi è piaciuto, il dedicare, prendere spunto dal progetto, aprire lo sguardo a un tessuto che credo si può creare incrociando sguardi tra figure e territori affini, in questo caso il design». E dunque, va visto «quanto sia utile riflettere sullo statuto degli oggetti e poi sulla loro migrazione e acquisizione da parte del territorio delle figure e viceversa; la messa in campo di relazioni tra territori affini che ci abitua a esercitare uno sguardo più ampio tra le figure, utilizzandole anche come chiave di collegamento tra altri linguaggi artistici diversi, linguaggi della comunicazione anche nel caso del design». Dal punto di vista dello studio, la professoressa Grazioli si è invece soffermata sull’importanza «della relazione tra uno sguardo storico critico con la prassi, l’azione, questo è molto importante, come lo è stato anche il laboratorio con Michele Sambin, questo coinvolgere artisti, studiosi che convergono (ma che non sono ingabbiati dentro a questi territori)».
La docente ha ricordato anche una importante relazione che è stata possibile nell’ambito di Puppet & Design, sempre con il Cta lead partner. Cioè quella che è stata la seconda residenza creativa europea, “Circus”. Studio in cui l’obiettivo era «sviluppare il potenziale teatrale di una delle collezioni iconiche del catalogo Alessi disegnata da Marcel Wanders, la celebre, ironica, coloratissima serie Circus». Dove gli oggetti per la tavola e la casa inventati dal designer olandese rappresentano «una sintesi perfetta del rapporto fra l’immaginario del puppet e il mondo del design. Un affascinante invito e insieme una sfida per un teatro di figura aperto al confronto con gli altri linguaggi artistici».
Un lavoro, che ha visto l’impegno di Michele Sambin (direzione progetto), Alessandro Martinello (creativo multimediale) e Pablo Mesa Capella (artista), documentato da un video realizzato da Sambin con Raffaella Rivi che sarà presentato in occasione della XXX edizione dell’Alpe Adria Puppet festival (che si animerà dal 29 agosto al 5 settembre a Grado, Aquileia, Gorizia e Nova Gorica). Così, la docente padovana ha concluso: «È interessante sempre mettersi in relazione, una relazione come Alessi, parlare di figure e chiamare in causa Alessi è stato molto coraggioso, sempre nella ottica esercizio di uno sguardo mobile che cerchi continuamente di creare relazioni nuove».

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In copertina e all’interno tre opere che accompagnano la presentazione ufficiale del workshop.

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