di Giuseppe Longo

CIVIDALE – “Ecco, la musica è finita, gli amici se ne vanno…”, cantava oltre mezzo secolo fa Franco Califano. Non sembri irriverente, ma è proprio questo il motivetto che mi è tornato in mente ascoltando, e vedendo con indubbia curiosità, la “Sinfonia degli addii” di Franz Joseph Haydn (1732-1809), quando i musicisti alla spicciolata hanno cominciato ad alzarsi, salutare il maestro e i colleghi, e andarsene.

E alla fine Barchi resta quasi solo.

Protagonista, molto applaudita e gratificata dalle ripetute richieste di bis, ieri sera a Cividale, l’Orchestra del Conservatorio statale Jacopo Tomadini, diretta da Alfredo Barchi, che ha presentato, nell’ambito di “Mittelfest – Imprevisti” questa brillante produzione dello stesso Istituto musicale friulano in collaborazione con la Fondazione de Claricini Dornpacher, di Moimacco, e l’Accademia di studi pianistici Antonio Ricci, di Udine, rappresentate rispettivamente da Oldino Cernoia e Flavia Brunetto, la quale è pure direttore da un paio d’anni del Conservatorio dedicato al grande Jacopo Tomadini che, proprio nel Duomo della città longobarda, fu allievo di Giovanni Battista Candotti. Foltissimo il pubblico, che letteralmente gremiva l’ampia navata della Chiesa di San Francesco, accolto dai “padroni di casa”, il presidente del prestigioso Festival, Roberto Corciulo, e il direttore artistico Giacomo Pedini.

Francesco Comisso


Una serata entusiasmante annunciata come “Impreviste eufonie”, tanto che la formazione orchestrale – che ha visto esibirsi anche una star del violino, l’udinese Lucio Degani – ha fatto “dialogare” con straordinari e pure divertenti effetti archi e fiati, vale a dire violini, viole, violoncelli e contrabbassi, assieme a trombone, eufonio e fagotto. Proponendo – come prometteva lo stesso programma di sala – “un gioco musicale curioso e raffinato, familiare al primo ascolto quanto stupefacente al tender meglio l’orecchio”, saltando con disinvoltura ed efficacia dal repertorio barocco a quelle contemporaneo, facendo scoprire “le meraviglie di strumenti che di rado sono solisti”. E ancora: “Ogni nota, ogni melodia, ogni armonia racchiude una sorpresa, fino a che i musicisti sono sul palco, prima che giunga il tempo degli addii…”. E infatti, saluta e saluta, il maestro Barchi è rimasto soltanto con il primo violino e una viola, mentre si spegneva sommessamente il dolce finale della sinfonia haydiana.

Applausi per Marcocig e Calligaris.

Ed è proprio su questa scena, originale e senza dubbio inaspettata, che il pubblico ha dimostrato molto di apprezzare, si è chiuso il magnifico concerto, che invece si era aperto con “La tempesta di mare” di Antonio Vivaldi (1678-1741), una pagina di grande effetto che a tratti ricordava “L’Estate” delle più conosciute “Quattro Stagioni”, descrivendo il minaccioso maltempo che si avvicina: molto applaudito il violino di Francesco Comisso. Quindi di Lars-Erik Larsson (1908-1986) il “Concertino per trombone e orchestra d’archi”, nel quale il solista Sergio Bernetti, con il trombone a tiro, ha “interloquito” in maniera suggestiva ed efficace con la formazione musicale. Opera che poi ha lasciato il posto ad “A.A.W.” per eufonio, fagotto e archi dal Concerto vivaldiano per flauto traverso e archi “La notte”: prima esecuzione assoluta della composizione di Stefano Procaccioli, il quale è salito poi sul palco a salutare e ringraziare direttore e orchestra, ma anche lo stesso pubblico che l’ha gratificato con lunghi battimani. Solisti Giacomo Marcocig, eufonio, e Leonardo Calligaris, fagotto, che hanno entusiasmato la platea. La quale, prima del singolare finale con Haydn, è rimasta letteralmente “stregata” dal violino solista di Lucio Degani che ha proposto una trascinante quanto coinvolgente lettura della Fantasia op. 50 su temi dell’opera verdiana “La traviata” di Antonio Bazzini (1818-1897). L’aria “Amami Alfredo”, ma questo non ha di certo sorpreso, ha “rapito” l’uditorio cividalese che ben volentieri avrebbe gradito una replica.
Insomma, una bellissima, appagante serata, culturalmente ricca ma anche divertente, di quelle che sanno avvicinare la musica con la Emme maiuscola al grande pubblico. Il merito, ovviamente, è dell’azzeccato repertorio, ma anche e soprattutto dell’appassionata direzione di Alfredo Barchi e della bravura degli orchestrali, tutti protagonisti sotto la supervisione di Flavia Brunetto, “anima” del Conservatorio Tomadini.

Un settore del foltissimo pubblico.

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In copertina, Lucio Degani che ha letteramente “stregato” la platea con la bellissima aria “Amami Alfredo”.

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