di Giuseppe Longo
NIMIS – Settantotto anni fa, proprio in questi giorni, la comunità di Nimis viveva una delle sue esperienze più drammatiche: il paese era appena stato dalle fiamme, lamentando una pressoché totale distruzione di case e attività produttive. E la popolazione? Chi aveva avuto la fortuna di sfuggire al rastrellamento che avrebbe condotto decine di persone nei campi di concentramento della Germania nazista, si era trovato nella necessità di abbandonare il paese per trovare rifugio in quelli vicini, rivelatisi peraltro molto ospitali: era la dura vita dei profughi, che si sarebbe protratta per diversi mesi, con immensi disagi e sacrifici.
Il discorso del sindaco Bertolla.
Pagine tremende di storia vissute da Nimis in quel settembre 1944 che sono state rievocate l’altra mattina, proprio in occasione dell’anniversario dell’incendio – scattato per rappresaglia come l’Eccidio di Torlano, consumato poco più di un mese prima -, durante l’annuale commemorazione indetta dal Comune. Ed è stato proprio il sindaco Giorgio Bertolla a tenere il discorso ufficiale, dinanzi a scolaresche e popolazione nel Parco delle rimembranze, dopo la deposizione di corone d’alloro al monumento ai Caduti di tutte le guerra e a quello delle vittime dei Lager – voluto dalla locale sezione ex Internati alla fine degli anni Ottanta -, ricordate ognuna da un rintocco dell’unica campana rimasta della Chiesa di Centa demolita dopo il terremoto. E proprio questo benemerito sodalizio era rappresentato dal commendator Bruno Fabretti, che visse quelle drammatiche vicissitudini in Germania ma che, pur stremato nelle forze, ebbe la gioia di ritornare nell’amato paese e riabbracciare i propri cari. Oggi ha la veneranda età di 99 anni, appena compiuti, portata con grande forza e serenità, tanto che pure stavolta non ha voluto mancare alla cerimonia del 29 settembre. Accanto a lui un altro testimone di quelle indimenticabili giornate, Igino Bertoldi, 96 anni, di Tavagnacco. Il primo cittadino ha accomunato entrambi nel suo ringraziamento, dopo aver sottolineato che purtroppo la storia non ha insegnato proprio nulla. E il riferimento era ovviamente alla guerra che sta insanguinando l’Ucraina, terra non molto lontana dall’Italia.
La campana di Centa.
Presenti rappresentanti delle forze dell’ordine e delle associazioni combattentistiche, con il presidente dell’Apo Friuli Roberto Volpetti, la cerimonia era cominciata nel Duomo di Santo Stefano con la Messa di suffragio celebrata da monsignor Rizieri De Tina, il quale prendendo spunto dalle letture e da una pagina del Vangelo di Matteo, ha invocato la pace e la fraternità fra i popoli, ammonendo a non combattere e uccidere in nome dell’Altissimo. «Questa – ha sottolineato con forza – è la più grave bestemmia, perché Dio non odia ma ama tutti!».
Scolaresche e popolazione.
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In copertina, il commendator Bruno Fabretti, 99 anni, accanto al monumento alle vittime dei Lager nazisti.