(g.l.) Grande festa oggi a Gemona per la ricorrenza di Sant’Antonio da Padova, il protettore della cittadina che sorge sulle pendici del monte Glemine, la cui celebrazione avviene nel Santuario vestito a festa e completamente rinato dalle macerie del terremoto di 45 anni fa. Una solennità molto sentita che è stata preceduta da una bella e significativa cerimonia, con la quale si è inaugurato ufficialmente il “Cammino di Sant’Antonio”, il percorso che collegherà idealmente Gemona addirittura con la lontanissima Sicilia.
Un’occasione per valorizzare i Cammini, con la riproposizione dei percorsi della fede anticamente affrontati dai pellegrini per raggiungere luoghi e testimonianze del culto religioso, per creare nuove occasioni di promozione del territorio attraverso una forma di turismo lento e consapevole, che tenda a far riscoprire ed esaltare le peculiarità presenti nelle aree interessate, hanno evidenziato all’unisono il governatore della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga, e gli assessori alle Attività produttive e al turismo, Sergio Emidio Bini, e alle Finanze, la concittadina Barbara Zilli, all’inaugurazione appunto del “Cammino di Sant’Antonio”, il percorso ideale che partendo dal Friuli collega Gemona alla Basilica del Santo, a Padova, e si ricongiunge con Capo Milazzo, appunto in Sicilia. Il luogo, quest’ultimo, dove il Santo, come si racconta, approdò dopo un naufragio al rientro dal Marocco, per poi proseguire fino alla città veneta nel suo viaggio volto a diffondere la fede.

Il Santuario tra le bandierine.


Il governatore Fedriga, intervenendo in videoconferenza alla presentazione svoltasi a Gemona, ha sottolineato che «la cerimonia odierna non è un’inaugurazione improntata esclusivamente a una finalità turistica, ma rappresenta una parte importante di storia e di cultura appartenente alla nostra terra». L’assessore Bini, che poi assieme alla collega Barbara Zilli e al sindaco, Roberto Revelant, ha tagliato il tradizionale nastro, ha evidenziato che il “Cammino di Sant’Antonio” va a colmare il paniere di un’offerta turistica ricca e articolata, con una proposta che nel Friuli Venezia Giulia annovera già i Cammini celesti, il percorso delle Pievi della Carnia, le chiesette delle Valli del Natisone, la miriade di edifici antichi e storici sedi e icone del culto religioso, spesso vere chicche dell’arte antica e popolare. Si tratta di occasioni, che assieme ai percorsi lungo le antiche vie romane, come la Romea Strata, animano e richiamano una forma di turismo lento che, come ha ricordato l’assessore, in questo periodo è cresciuto prepotentemente.
Bini ha altresì colto l’occasione per ringraziare quel mondo del volontariato laico e religioso «che ha lavorato molto in questi anni per consentire di raggiungere i risultati concreti ai quali oggi assistiamo e che sono maggiormente valorizzati in questo periodo in cui il turismo lento è cresciuto sensibilmente. Si tratta – ha spiegato Bini – di una forma di turismo trasversale che coinvolge ciclisti, camminatori, esploratori ecologici, curiosi del territorio e delle sue ricchezze, i quali trovano nel Friuli Venezia Giulia una miriade di occasioni di intrattenimento e arricchimento anche culturale, oltre che, grazie ai Cammini, religioso. Una tipologia di turismo, quella del turismo religioso, che, oltre a far conoscere le numerose sfaccettature e prerogative del territorio, favorisce anche la riscoperta personale».
«È una giornata di festa per l’intera regione e non solo – ha evidenziato da parte sua l’assessore Barbara Zilli – perché oggi inauguriamo il risultato di un percorso frutto del lavoro sviluppato per più di due anni che ha consentito anche alla Regione di investire in modo importante sulla rete dei Cammini, facendone un’occasione di rilancio turistico. Un’occasione ora ancor più valida nel momento della ripartenza dalle difficoltà legate alla pandemia. Si tratta di una forma di turismo – ha precisato Barbara Zilli, sempre a proposito del turismo religioso – legata alla riscoperta delle peculiarità e delle testimonianze della cultura e del Sacro, che presentano tracce importanti nella nostra terra, e che riscopre oggi le sue radici nel più antico santuario del culto antoniano che è quello di Gemona».
Il tracciato del “Cammino di Sant’Antonio” oggi inaugurato, segnalato da un’apposita cartellonistica lungo un percorso di 250 chilometri, e che verrà promosso attraverso PromoTurismoFvg, svela campagne, borghi antichi, paesi e luoghi d’arte, e si sviluppa da Gemona per toccare Majano, Sequals, Montereale Valcellina, Polcenigo, Sacile; per poi proseguire nella vicina regione attraverso Vittorio Veneto, Susegana, Vidor, Asolo, Camposanpiero, fino a raggiungere, dopo dieci tappe, a Padova, la famosissima Basilica del Santo.

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In copertina e qui sopra due momenti della cerimonia inaugurale del “Cammino di Sant’Antonio”.

(Foto Arc Morandini)

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