Due archetti del suo violino, testimonianza tangibile dell’attenzione di Giuseppe Tartini alla tenuta del suono: un’innovazione progettata con lungimiranza, che aprirà la strada alle sonorità preromantiche. E ancora: manoscritti che testimoniano le rilevanti ricerche teoriche in ambito acustico, spartiti tramandati in edizioni a stampa settecentesche, lettere, cimeli, oggetti personali come la parrucca e persino la maschera mortuaria che ci riporta ai suoi ultimi istanti di vita terrena. Giuseppe Tartini, poliedrico genio dell’età dei Lumi, insigne violinista e compositore ma anche appassionato didatta, scienziato e sperimentatore di innovazioni tecnologiche sul violino e l’archetto, nei 250 anni + 1 dalla scomparsa (26 febbraio 1770) rivive attraverso il percorso espositivo allestito nel Conservatorio di Trieste che proprio a lui è intitolato. E’ stata aperta infatti, proprio in questi giorni, “La stanza di Tartini”: un affettuoso omaggio al genetliaco del grande violinista istriano, che nasceva a Pirano l’8 aprile 1692.
Concepita come uno spazio “fisico” e tangibile, una sede museale permanente e interattiva, “La stanza di Tartini” doveva essere inaugurata in occasione delle celebrazioni tartiniane 2020, sospese a seguito dell’irruzione pandemica. Un anno dopo il museo, in attesa di aprire alle visite in presenza negli spazi del Conservatorio Tartini a Trieste (via Ghega 12), si propone al pubblico di qualsiasi latitudine attraverso un percorso digitale accessibile a tutti, una vera e propria visita guidata, disponibile in un clic sul sito discovertartini.it
L’itinerario virtuale de “La stanza di Tartini” è stato illustrato alla stampa e agli operatori dai promotori e curatori: per il Conservatorio Tartini, artefice dell’iniziativa assieme al Centro di documentazione e studi tartiniani Bruno e Michèle Polli, sono intervenuti il presidente Lorenzo Capaldo con il direttore Roberto Turrin, e inoltre i musicologi e docenti Margherita Canale e Paolo Da Col, curatori del progetto. Hanno portato il loro saluto anche Ugo Poli, project manager dell’Iniziativa Centro Europea, Manuela Rojec, vicesindaco di Pirano e presidente della Comunità degli italiani “Giuseppe Tartini”, e Sergio Durante, musicologo e promotore del progetto Tartini 2020 a Padova. Il Museo di Trieste è infatti collegato in chiave di itinerario tartiniano transfrontaliero al polo di Pirano, con la casa natale del violinista, così come ai progetti tartiniani di Padova. Concepita nell’ambito del Progetto tARTini cofinanziato dal Programma Interreg V-A Italia-Slovenia 2014-2020, “La stanza di Tartini” è parte del Museo Diffuso Transfrontaliero e consente dunque l’accesso virtuale all’intero percorso ideato per valorizzare l’eredità tartiniana nelle città chiave della vita e dell’opera del geniale artista. La realizzazione tecnica della visita guidata digitale è a cura di Divulgando ed è stata illustrata dal direttore creativo Rodolfo Riccamboni.
I visitatori, attraverso immagini e panoramiche a 360 gradi, potranno individuare gli elementi interattivi della mostra che, di volta in volta cliccati, schiuderanno interventi video, letture, esecuzioni musicali. Saranno i curatori del progetto, i docenti e musicologi Margherita Canale e Paolo Da Col, a guidare idealmente gli webnauti con le loro spiegazioni. Così, rispetto ai due archetti del violino di Giuseppe Tartini, Margherita Canale evidenzierà l’interesse del compositore per il suono e i suoi studi per la modifica dell’archetto al fine di consentire una maggiore tenuta nell’esecuzione: le sue innovazioni verranno sviluppate dagli archettai francesi dell’Ottocento. E a proposito della montatura del violino (ponticello, cordiera e bottone, capotasto, nasetto dell’arco), scopriremo che Tartini si occupava di liuteria e commerciava anche in violini (cfr Epistolario Tartini) collaborando con il liutaio padovano Bagatella. Ma dove sono finiti i violini di Tartini? Sempre Margherita Canale avanzerà alcune ipotesi esaminando il documento testamentario conservato a Pirano.
Parte significativa sarà giocata dall’Epistolario di Giuseppe Tartini, “Lettere e documenti” (EUT 2020), che per la prima volta raccoglie oltre 200 lettere, per la maggior parte inedite, a cura del Conservatorio di Trieste. Affidate alla voce dell’attore giuliano Adriano Giraldi, le letture di alcune lettere getteranno un fascio di luce sulla personalità artistica di Giuseppe Tartini e sulla sua dimensione umana e quotidiana. Come nel caso della Lettera a Martini che si potrà ascoltare viaggiando nella mostra: Paolo Da Col ci spiega che Tartini aveva attenzione alla sua immagine, tanto che in una missiva a Padre Martini si lamentava per un suo ritratto, realizzato “a tradimento”, di nascosto… Sempre con Da Col approfondiremo i due manoscritti autografi di opere teoriche di Tartini su questioni fisico-acustiche: una bozza di alcune pagine del Trattato pubblicato nel 1767. Il Traité des Agreements rientra nella visita virtuale grazie all’acquisto “scoop” del Conservatorio sul mercato antiquario. Si parlerà, ancora, del “terzo suono” che Tartini pone a fondamento delle leggi dell’armonia musicale, delle edizioni a stampa settecentesche delle Sonate di Tartini con dedica agli allievi, del rapporto con gli editori e dei casi di pirateria editoriale, si esamineranno le parti d’orchestra manoscritte dei concerti di Tartini e le lettere coeve che ripercorrono le esibizioni di Tartini, la sua amicizia e il sodalizio musicale con il violoncellista Antonio Vandini. le dediche ad allievi (provenienti persino da Giava).
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“La stanza di Tartini” nasce grazie all’eredità dei cimeli tartiniani in dotazione al Conservatorio di Trieste: un avventuroso passaggio, di mano in mano, sino alla donazione del 1903 al Liceo musicale “Tartini” da parte dell’ultimo proprietario, Ettore Rampini. Si tratta di oggetti, edizioni e manoscritti riguardanti il compositore piranese, alcuni noti come «cimeli» non solo per la preziosità e per l’antichità, ma anche perché la loro proprietà è fatta risalire allo stesso Tartini, come alcuni elementi della montatura di un violino, i due archetti, la custodia di violino di stoffa riportante le iniziali G T, un quadretto che lo ritrae, una parrucca, un crocifisso. Ad essi è unita la maschera mortuaria, racchiusa con la parrucca entro una scatola di cartone colorato, oltre ad alcuni fascicoli manoscritti e a stampa che non è dato stabilire se siano appartenuti a Tartini o se acquisiti in seguito. Come giunsero tutti questi oggetti nella Biblioteca di un Conservatorio la cui istituzione risale al 1953? Come possiamo attestarne l’autenticità a oltre due secoli dalla morte del compositore? Dopo la scomparsa di Giuseppe Tartini, il 26 febbraio 1770, il suo allievo violinista, Giulio Meneghini (1741-1824), nel 1765 divenuto suo successore alla guida degli strumentisti della basilica di Sant’Antonio di Padova, possedeva «un celebre violino appartenente un tempo al Tartini, del pari che diverse autografe suonate, e la maschera pure originale del medesimo», secondo una testimonianza del 1807 (Antonio Neumayr, Illustrazione del Prato della Valle ossia della piazza delle statue di Padova, Padova 1807). Quasi un secolo più tardi la maschera mortuaria ricomparirà tra i cimeli triestini, donati da un privato cittadino a una delle scuole musicali che precedettero l’istituzione del Conservatorio, e da lì giunti sino a noi: era il 1903, e in seguito alla fondazione del Liceo musicale Giuseppe Tartini, Ettore Rampini donò gli oggetti tartiniani che per anni aveva gelosamente custodito. In occasione della donazione, lo stesso Rampini esibì la documentazione che descriveva i passaggi di proprietà dall’amato discepolo di Tartini sino a lui.
Nel 2008 si è costituito all’interno del Conservatorio Tartini il “Centro di documentazione e studi tartiniani Bruno e Michèle Polli”. L’intitolazione ricorda il violinista e docente del Conservatorio di Trieste Bruno Polli e la moglie Michèle, attraverso una donazione dedicata alla loro memoria, finalizzata alla valorizzazione dell’arte violinistica da parte della mecenate Christine Margherite Malèrme Beetham. Il Centro opera in ambito nazionale ed internazionale per promuovere la conoscenza, la valorizzazione e la diffusione della documentazione e delle fonti relative all’opera di Giuseppe Tartini e al coevo repertorio musicale italiano ed europeo, con particolare riferimento alla letteratura violinistica. Si occupa inoltre della conservazione e valorizzazione dei cimeli tartiniani posseduti dal Conservatorio. Negli anni ha curato l’incremento delle dotazioni bibliografiche e multimediali dedicate a Giuseppe Tartini, con acquisti di opere rare e autografi, ha promosso il censimento e la recensione dei testimoni manoscritti e a stampa che tramandano l’opera del piranese, l’allestimento e l’aggiornamento costante di pagine web che documentino la conoscenza dell’opera di Giuseppe Tartini, con particolare attenzione alla realizzazione del Catalogo tematico digitale delle composizioni di Tartini. Il Centro ha anche promosso convegni, corsi d’interpretazione, registrazioni musicali, seminari di ricerca, conferenze, mostre, rassegne concertistiche e manifestazioni volte a diffondere e approfondire la conoscenza delle opere musicali e teoriche di Giuseppe Tartini e del repertorio musicale coevo, impegnandosi nella realizzazione della pubblicazione di studi, cataloghi ed edizioni musicali. Coordinatrice del Centro è la musicologa Margherita Canale, coadiuvata dal Comitato di indirizzo composto dai colleghi Paolo Da Col e Agnese Pavanello e dal Comitato scientifico allargato in cui rientrano gli esperti Ugo Poli e Cristina Scuderi.
Info e approfondimenti: discovertartini.it , www.conts.it
Per accedere a La stanza di Tartini e proiettarsi nel microcosmo del grande violinista, alla (ri)scoperta delle sue musiche e degli oggetti che lo hanno accompagnato nel corso della vita, basterà cliccare sul link https://www.discovertartini.
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In copertina, un celebre ritratto di Giuseppe Tartini; all’interno, un altro e la statua nella piazza di Pirano, in Istria, oltre a cimeli conservati nella “Stanza” del Conservatorio di Trieste (ultima foto).