di Giuseppe Longo
Il Friuli è sempre stato terra di emigrazione, con destinazione non soltanto la più vicina Europa (Germania, Francia e Svizzera, soprattutto), ma anche nazioni lontane come gli Stati Uniti d’America, il Canada e il Venezuela, e addirittura lontanissime come l’Australia e l’Argentina, dove i nostri conterranei hanno dato vita a intere città (vale per tutte Colonia Caroya, fondata nel lontano 1878 e che attualmente conta 20 mila abitanti) dove si parla la “marilenghe”, con la quale anche si prega nel Santuario di Madone di Mont, nei pressi di Buenos Aires, una “copia” della nostra amata Castelmonte. E oggi, purtroppo, complici varie motivazioni, si assiste a un nuovo movimento migratorio, soprattutto da parte di giovani preparati che qui non trovano sbocco alle proprie aspirazioni e preferiscono fare la valigia (per fortuna non di cartone come quella dei nostri nonni e legata con lo spago). E la pandemia, con i suoi drammatici effetti, ha certamente contribuito ad aggravare la situazione e ad accentuare il fenomeno.
Maria Sabina Marzotta
Friulani, dunque, che vivono all’estero e che oggi continuano a migrare, ma con il loro Friuli sempre nel cuore: lo sostengo per esperienza diretta, fatta ancora da bambino, quando i miei lavoravano nei pressi di Esslingen (Stoccarda), città da tanti anni gemellata con Udine. Quella nostalgia che alimenta quel “filo” che tiene unito l’emigrante ai suoi luoghi d’origine e agli affetti che ha dovuto lasciare, oggi per fortuna smorzata dalla rapidità dei collegamenti fisici o virtuali, grazie al telefono e a internet, mentre una volta il tutto si limitava a rari “contatti” via lettere o cartoline postali che arrivavano a destinazione quando potevano. Un legame che pressoché in tutto il globo è mantenuto vivo e vitale dal lavoro di attivissimi e appassionati sodalizi che rispondono ai nomi di Fogolar Furlan e Famee Furlane, in stretto collegamento con la “Piccola Patria” attraverso l’Ente Friuli nel Mondo.
Dario Zampa
Più che opportuno e calzante, dunque, l’argomento della nuova conversazione organizzata dall’attivissimo Caffè Letterario Udinese: “Dove cerca l’empatia un emigrante lontano da casa?”. L’incontro si terrà proprio oggi, 27 ottobre, alle ore 17.30, alla Odòs Libreria Editrice in vicolo della Banca 6 (nel cuore della città storica, a due passi da Mercatovecchio e Giardin Grande). “Durante l’evento – anticipa Maria Sabina Marzotta, instancabile animatrice del sodalizio culturale e che condurrà la sicuramente interessante serata -, ascolteremo episodi e testimonianze di chi ha vissuto in prima persona lo sviluppo dell’Ente nei vari Fogolars presenti nel mondo; apprenderemo dati e resoconti del problema emigrazione a livello nazionale; vivremo l’emozione di chi ha vissuto lontano dalla sua terra; ci delizieremo con canti friulani”. La presidente annuncia infatti: “Abbiamo il piacere di avere tra noi, come relatore, Luigi Papais, membro del consiglio direttivo dell’Ente Friuli nel Mondo come Dario Zampa; Enzo Gandin, ex emigrante in Venezuela”. Si affacceranno dunque anche i nuovi problemi di cui facevo cenno che in questa sede sarebbe troppo lungo e complesso analizzare, ma che saranno ampiamente dibattuti anche nell’incontro organizzato dall’Efasce di Pordenone, dal titolo “Restare o Partire?”, che domani 28 ottobre alle 15.30 concluderà Punto d’Incontro, evento sul futuro didattico e professionale per i giovani a Pordenone Fiere (per saperne di più andare su friulivg.it, dove proprio oggi c’è un ampio servizio).
Emigrazione, insomma, sotto la lente, grazie all’iniziativa del Caffè Letterario Udinese, al quale va il merito di contribuire efficacemente a tenere vivo il dibattito culturale nella “capitale” del Friuli, analizzando di volta in volta temi sempre di sicuro interesse. E quello di oggi è proprio uno di questi, tanto da meritare una adeguata riflessione, pur tra la simpatia sprigionata da una villotta o dalle canzoni e racconti di Dario Zampa, profondo conoscitore della vita dei nostri conterranei all’estero.
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In copertina e qui sopra due scene di emigrazione viste attraverso l’arte.