Gli esperti della ditta triestina Zoic sono ancora protagonisti degli step di lavorazione sui reperti di Big John. I paleontologi stanno estraendo i resti dell’enorme triceratopo arrivati nei laboratori nelle scorse settimane ancora allo stato grezzo, custoditi nelle camicie di gesso, dopo il ritrovamento in un ranch del Montana negli Stati Uniti. Un lavoro paziente e di altissimo profilo professionale che vede il team giuliano impegnato quotidianamente per riportare “in vita” lo scheletro di questo gigantesco esemplare di dinosauro cornuto del Cretaceo-Paleogene (circa 65-95 milioni di anni fa), un incessante work in progress raccontato al pubblico con una serie di video proposti settimanalmente sui social dedicati a Big John e sul web del quotidiano Il Piccolo.

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Allo studio in queste fasi della preparazione soprattutto le dimensioni dell’animale, che da subito si è profilato come uno dei più grandi triceratopi mai rinvenuti prima. «Come spesso accade durante la preparazione degli scheletri di dinosauro, ad un certo punto ci si accorge che il materiale disponibile differisce da quanto riportato sui sacri testi di paleontologia», spiega il responsabile della Zoic, Flavio Bacchia. «Questo – prosegue – è anche il caso di Big John. Era stato eseguito l’ingrandimento dello schema della colonna vertebrale portandolo alle presunte dimensioni reali, basandoci come confronto con un delle prime vertebre dorsali preparate. Alla prova dei fatti, quando altri elementi della spina dorsale sono venuti alla luce, ci si è resi conto che le proporzioni descritte in letteratura non erano congrue con quanto realmente disponibile. Variazioni per sesso, per età o altro hanno costretto alla rimodulazione degli schemi, tra l’altro portando a considerare una lunghezza ancora più cospicua dell’animale. Nonostante Triceratops sia un genere molto conosciuto, ogni nuovo ritrovamento significativo aggiunge preziose informazioni alla scienza», conclude Bacchia.

A breve sarà anche preparata la sezione di un osso particolarmente lungo per procedere ad un’analisi che permetta di risalire all’età di Big John: questo aiuterà ancora meglio a capire se la natura, le dimensioni, la morfologia generale del gigantesco animale sono sue peculiarità o magari queste caratteristiche sono dovute al fatto che era un esemplare molto vecchio, come alcuni elementi farebbero supporre. Interessante dettaglio emerso in questi giorni è il rinvenimento durante la preparazione di un blocco di vertebre di un dente di dinosauro carnivoro: un reperto parziale, ma indubbiamente interessante. Non era piantato sulle ossa di Big John, ma testimonia senza dubbio la presenza di predatori nell’area frequentata dal triceratopo.

Mentre gli appassionati possono continuare a seguire gli aggiornamenti sul web, è finalmente possibile anche la programmazione delle prime visite dal vivo, con l’apertura su prenotazione ogni due venerdì del mese dello show room di via Flavia, naturalmente nella massima sicurezza. Si comincia domani 26 febbraio per proseguire poi venerdì 12 marzo (ulteriori date saranno poi via via annunciate anche in base alla situazione legata alla pandemia). Le visite sono gratuite previa prenotazione inviando una mail a stoneage@zoic.it. All’atto della prenotazione (con richiesta di numero di telefono per eventuali informazioni di servizio) sarà comunicato l’orario esatto della visita: lo spazio consente l’accesso a un numero massimo di 20 persone a turno in un orario compreso tra le 16 e le 19 con turni di visita di 30 minuti. Rimane naturalmente obbligatorio l’uso di mascherina: all’atto della prenotazione verranno specificate tutte le modalità di partecipazione (misure anti-Covid, orario di arrivo, parcheggio), che saranno sempre indicate anche sui social di Big John e del Piccolo.

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In copertina e all’interno alcune fasi della minuziosa ricomposizione del gigantesco scheletro di Big John.

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