(g.l.) Finalmente si sblocca, a Grado, la ormai “eterna” questione del Museo Nazionale di Archeologia Subacquea dell’Alto Adriatico, i cui lavori di completamento erano fermi da lunghissimo tempo nella struttura che sorge sulla “diga”, nel tratto cioè che unisce la spiaggia Nuova o Imperiale alla Vecchia, oggi nota come Costa Azzurra. A tale riguardo sono stati affidati interventi per oltre 2 milioni di euro, che si prevede vengano portati a termine in due anni e mezzo.


Il Municipio isolano ha infatti reso noto che proprio stamane, «al Tribunale di Trieste, avverrà la sottoscrizione della transazione tra il Comune di Grado e il Ministero dei Beni Culturali che sblocca uno stallo lungo 29 anni». Al fine di dare la tanto auspicata svolta all’annosa vertenza, e dopo ripetuti solleciti rivolti dalla civica amministrazione alla controparte, l’ente locale deliberò «di adire le vie legali formulando la richiesta di restituzione dell’immobile di proprietà comunale». E al riguardo la nota municipale continua: «La conseguente procedura giudiziale ha visto in questi mesi Comune e Ministero incontrarsi più volte dinnanzi al giudice, dottor Arturo Picciotto, che ha portato ad un accordo da lui stesso definito “ampiamente condivisibile e rispondente agli interessi delle parti”».
Nel comunicato si ricorda infine che «la transazione prevede, tra le altre cose,
1. Euro 2.014.830,00 che il Ministero per i Beni Culturali con proprio decreto ha già affidato alla stazione appaltante per il completamento dei lavori;
2. Un cronoprogramma dettagliato di tutte le fasi progettuali e realizzative, che la controparte si è impegnata ad osservare per arrivare all’apertura del Museo in due anni e mezzo;
3. Sollievo da ogni onere per le iniziative legali intraprese dal Comune;
4. La possibilità di poter riportare in giudizio il Ministero chiedendo la restituzione del plesso in caso di ulteriore inadempienza».
Come si ricorderà, il Museo del mare – così la struttura è nota a tutti, cittadini e ospiti dell’Isola del Sole – era nato per accogliere la “Iulia Felix”, vale a dire la famosissima nave romana del secondo secolo dopo Cristo utilizzata per i traffici con la vicina Aquileia  che era stata rinvenuta casualmente da un pescatore maranese alla fine del secolo scorso: il relitto con il suo carico di anfore giaceva sul fondo marino da quasi duemila anni. Un patrimonio questo che una volta reso fruibile a tutti, assieme ad altri numerosi e importanti reperti, avrà di certo una significativa ricaduta sull’interesse turistico, storico e culturale di Grado.

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In copertina, la facciata del Museo  che riflette il mare; all’interno, la sua struttura lungo la diga e preziosi reperti della “Iulia Felix”.

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