Il legno va ascoltato, amato, assecondato. Perché parla di noi, del nostro tempo, delle storie che l’uomo porta con sé. Come quel tronco di tiglio abbattuto dal vento e scaraventato sull’Isola dei Morti di Moriago che la scultrice Arianna Gasperina, con la sua motosega-scalpello, ha trasformato in simbolo di vita e rinascita, di luce e fiducia. Ecco la mostra “E mi rialzo” che oggi, 15 gennaio, alle 18, nella rinnovata Sala Carlo Conte alla Casa del Musichiere, apre la stagione 2022 del Festival della Cultura di Moriago diretto dalla docente e critica Lorena Gava. Da un pezzo di legno che la natura ha “dimenticato” in un luogo così carico di storia, Arianna Gasperina ha modellato una scultura particolare, donata dalle Associazioni di Moriago al Comune, che verrà “rivelata” durante l’inaugurazione della mostra (orari: sabato 16-19, domenica e festivi 10-12 e 15-19, visite guidate su prenotazione telefono 0438.890834, info@moriagoracconta.it, fino al 30 gennaio).
L’IDEA – “E mi rialzo”, programmata inizialmente nel 2020 e rimandata causa Covid, propone anche una decina di altre opere lignee della celebre artista friulana che ama lavorare il legno con la motosega, «strumento brutale che lascia incisioni sbrecciate, sporche, con cui creo i pieni e i vuoti». Poi le figure vengono definite con scalpelli e raspe solo in alcuni punti, «come se fossero delle messe a fuoco, per dare finezza e creare un maggior contrasto con le parti grezze, quasi a voler catturare l’attenzione dello sguardo su un punto specifico – spiega l’artista – il resto è importante per il suo esserci nel non esserci».
La mostra diventa così un appassionante percorso tra le sue creature vigorose ed energiche che contengono la tensione e la forza del legno, e che si muovono «come figure angeliche tra terra e cielo – spiega la curatrice della mostra – , esibendo pose a volte enigmatiche e misteriose, simili a divinità altere che non esitano a mostrare note di velata dolcezza e pacata sensualità. Il soggetto prediletto è la figura femminile ma non mancano i gruppi in cui compaiono uomo e donna oppure tenerissimi bambini con occhi vivi e spalancati sul mondo».
Un’artista sicuramente singolare, Arianna Gasperina, a partire dall’utilizzo della motosega che muove intorno al blocco di legno con un’eleganza inaspettata: «Vederla mentre si alza, si abbassa con l’imponente strumento metallico è come assistere ad una danza sul posto, tanta è l’innata leggerezza, o meglio, naturalezza esibita – aggiunge Lorena Gava -. Riconoscibilissima è sempre la tensione verso l’alto, quel suo lavorare la materia per realizzare figure che ambiscono a liberarsi dai lacci della materia per assurgere a vita nuova, per conquistare una dimensione “altra”. Il succedersi di parti concave e convesse, di pieni e di vuoti, di zone sovraesposte e altre incavate, documenta una prassi scultorea attenta e nello stesso tempo una logica compositiva dinamica e fortemente espressiva».
L’APPROCCIO – Per la scultrice di Pordenone, classe 1978, studi al Liceo Artistico di Oderzo e perfezionamento con i maestri trevigiani Gaetano Brugnano ed Elena Ortica, oltre che nei laboratori di Giovanni Padovan a Frisanco e di Kurt Wierer in Val Pusteria, l’arte ha il dovere di «trasmettere emozioni e domande, toccando il profondo di ciascuno». Pur lavorando anche marmo, terracotta e bronzo – «amo sporcarmi le mani e sentire le forme che prendono vita sotto i polpastrelli» – Arianna Gasperina predilige il legno che per lei è materia viva, sempre diversa nella struttura, tanto da rappresentare una sorta di sfida per la varietà e le caratteristiche. Un materiale profumato, non sempre duttile, che la costringe ad «ascoltarne» la fibre, a capirne la risposta, come se stesse instaurando un dialogo «che non è solo tra me e la scultura – racconta -, ma con la pianta per ridarle vita in una forma eterna. Il legno, negli anni, si modifica e ogni segno racconta la sua esistenza. Come per l’essere umano, lo scorrere degli anni impreziosice il racconto di sé».
LA STORIA – Padre originario di Tarvisio con radici cadorine e mamma triestina con rimandi piranesi, Arianna Gasperina sembra racchiudere in sé le tensioni dei mondi di confine, sensibile ai rimbalzi dell’”esterno” ma profondamente radicata nella propria sensibilità e nel proprio sguardo. Non a caso, ammette, «mi cerco in ogni volume, mi perdo dentro». Nelle opere esposte a Moriago, l’artista racconta anche parte di sé: «Molti dei miei lavori sono legati ai miei passaggi di vita. Sono sculture che parlano così tanto di me che il distacco e difficoltoso. Ogni volume che creo porta con sé tutto quello che provo e sono. E’ un po’ vivere la scultura nella scultura. Ho potuto capire molto di me grazie alla scultura. Istintivamente, trasferisco le parti più intime dentro la materia e spesso, finita l’opera, sedendomi per terra a osservarla, vedo chi sono in quel momento. Ed è emozione».
LA CARRIERA – Nata a Pordenone nel 1978, Arianna Gasperina nel 1999 inizia la sua personale scelta stilistica che la vede protagonista di simposi nazionali e internazionali prevalentemente di scultura in legno e anche pietra. Si tratta, come dice la stessa autrice, di “laboratori a cielo aperto” dove con l’utilizzo fondamentale di motosega, raspe e scalpelli ottiene dalla materia viva del legno opere di grande impatto emotivo e scenico. Le sue opere in legno sono presenti in contesti naturali importanti: come il “Sentiero delle leggende” a Valposchiavo in Svizzera, il museo a cielo aperto a Chemp in Valle d’Aosta, il parco “San Valentino” a Pordenone, e per quanto concerne la pietra va citato il bellissimo Angelo nella scogliera di Caorle. Tra le opere religiose, la toccante Via Crucis in legno realizzata per la Chiesa di San Valeriano a Codroipo. Numerosi i premi e riconoscimenti ottenuti nell’ambito di ex-tempore e concorsi in Italia e all’estero, in modo particolare Svizzera e Austria. Vive e lavora a Valvasone, in provincia di Pordenone.
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In copertina e all’interno opere in legno di Arianna Gasperina.
(@:Al Bruni: Photographies)