di Silvio Bini

Per domani 17 gennaio, dalle tre del pomeriggio al tramonto, l’Associazione culturale Art&Stella, in collaborazione con Plastic Free, ha invitato tutti a una interessante “passeggiata libera“ per recarsi alla chiesetta di Sant’Antonio Abate – proprio domani c’è la tradizionale ricorrenza del patrono degli animali -, situata nel territorio di Marianis, sulla riva del fiume Turgnano. E’ un edificio abbandonato, sconsacrato, malridotto. Eppure, visto da fuori, è ancora affascinante per quella sua facciata, un po’ singolare, che appare perfino imponente e per la sua storia antica, che parte dal Cinquecento.
Ma bisogna arrivare al 1856, per togliere la chiesa da un oblio durato secoli. In quell’anno, il nuovo proprietario del fondo boschivo di Sant’Antonio Abate, conte Ferdinando di Colloredo, decide infatti di ripristinare l’edificio sacro ormai cadente. La ricostruzione è attestata da una lapide, recentemente asportata (auspicabilmente per metterla al sicuro): “SACELLUM DIRUTUM / D. ANTONIO AB. DICATUM / FERDINANDUS COLORETUS / RESTITUIT A.D. MDCCCLVI”. Da qui, nacque la nuova storia della Chiesa di Marianis, che passa per la ristrutturazione del 1925 e una serie di tentativi del Comune di Palazzolo dello Stella per recuperare la struttura fatiscente, dal 1980 fino al 1996, quando l’intervento pubblico poté solo permettersi il rifacimento del tetto crollato.
Nel 1993 la storia della chiesetta ha un soprassalto, attraverso la scoperta su una parete di una scritta a matita. E’ datata 1916 ed è sopravvissuta nell’abbandono dell’edificio. In quell’anno di guerra, era accampata nella zona Volpares Marianis, la Brigata Bari della Terza Armata. Il testo è una preghiera: “Pregate tutti il buon e antico Santo acciò finisca questo macello per il bene di noi tutti e delle nostre famiglie. Firmato: soldati Frizzole Edoardo e Porzionato Carlo (7 gennaio 1916), soldati Ghintini Luigi e Baldrini Luigi (18 marzo 1916). Giuliano Bini, nel suo libro “Palazzolo nella Grande Guerra”, così commentò: “E’ il più vero e il più prezioso monumento sulla guerra esistente a Palazzolo, un monumento dai più sconosciuto (…) abbandonato, negletto, esposto al degrado del tempo, dell’ambiente e del vandalismo. E’ un monumento nel monumento”. E infatti, oggi, l’iscrizione, nella parete umida e scrostata della chiesa, non si vede più, quasi dissolta. Rimangono visibili il nome Edoardo e l’anno 1916, quasi per esaltarne il rimpianto.

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In copertina, la chiesetta di Sant’Antonio Abate e qui sopra la scritta lasciata dai soldati della Grande Guerra.

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