La bellezza della libertà di parola e i suoi limiti, i movimenti e le lotte politiche, i giovani in prima linea, nel ‘77 come anche oggi. E poi una società in fermento, «con la sua esplosione creativa fatta di fumetti, punk, fanzine, radio libere». In un’Italia a cavallo tra il troppo “nero” degli anni Settanta e il troppo “bianco” degli Ottanta, ecco la parabola di un comico, figlio, protagonista e vittima del suo tempo: è “Il sole senza ombra” (Mondadori) di Alberto Garlini, ospite del Festival della Cultura di Moriago della Battglia oggi 18 novembre. Lo scrittore – curatore di Pordenonelegge assieme a Gian Mario Villalta e a Valentina Gasparet – sarà alle 20.30 alla Casa del Musichiere per raccontare il suo nuovo romanzo, in dialogo con Lorena Gava, direttrice artistica della manifestazione letteraria.

Alberto Garlini

LA STORIA – Al centro della vicenda un sovversivo stand up comedian della storia italiana, Elmo, creatura complessa e sfuggente, «un affabulatore capace di inventare mondi con una facilità stupefacente, e di portare le persone che gli stanno vicine a credere nei mondi che crea senza interruzione – spiega Garlini- . Parlare con Elmo, ascoltarlo, è come salire su un ottovolante. Ti regala gioia, ma può anche essere crudele, perché il sogno in cui ti trovi catapultato, e che credi vero, in realtà a un certo punto non può che rivelarsi per quello che è: un sogno, appunto. E dai sogni, a un certo punto, ci si risveglia». Una sorta di “Joker”, come appare anche nella copertina del romanzo, che racchiude l’energia stralunata del cabaret anni Settanta, l’irriverenza del rock demeziale, sfiorando la ferocia poetica di Andrea Pazienza. Un personaggio che consente a Garlini di guardare anche oltre la storia del periodo, che dall’edonismo di fine anni Ottanta torna ai sogni e al sangue del ’77, in una Bologna segnata dall’esercito che soffoca le rivolte.

GLI ANNI 70 – «Più che dare un giudizio su quel periodo, o trovare delle cause, o stabilire rapporti, mi interessava capire come quegli avvenimenti storici si riverberavano nelle anime di tutti i miei personaggi – aggiunge Garlini -. Per cui non c’è stato un solo 77 ma tanti 77, ognuno diverso per ogni personaggio. Alla fine credo che sia questo che deve fare uno scrittore, non deve spiegare il perché di un periodo storico, né svelarne i retroscena, ma cercare il riflesso della storia nell’esistenza di ognuno di noi». Ma quando Garlini ha concepito questo lavoro? «In un momento difficile della mia vita – racconta -, la comicità mi sembrava il tema più appropriato per fuggire dal nero in cui mi trovavo. Ma la comicità è un’arma a doppia taglio, ci permette di evadere, è vero, in un mondo paradossale e divertente, ma ci fa anche perdere i confini della realtà».

LO SGUARDO – E come sintetizza la citazione di Totò con cui lo scrittore apre il romanzo, “Non si può essere un vero attore comico senza aver fatto la guerra con la vita”, la comicità riesce a far irrompere «nel mondo ordinario, che noi vediamo per abitudine, altri mondi possibili – osserva Garlini – creando quindi un contrasto tra ciò che vediamo abitualmente, e un altrove, spesso inimmaginabile fino al momento in cui un comico non ce lo pone davanti agli occhi. Per muovere questo meccanismo, è fondamentale scegliere un punto di vista strano, particolare, inedito. E per raggiungere questo effetto destabilizzante, credo che si debba avere sofferto nella vita. O perlomeno si debbano sentire le ferite di senso della realtà intorno a noi come siano ferite fisiche».

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Alberto Garlini è nato a Parma nel 1969 e vive a Porcia, in provincia di Pordenone. Ha pubblicato “Una timida santità” (Sironi, 2002) e “Futbol bailado” (Sironi, 2004), “Tutto il mondo ha voglia di ballare” (Mondadori, 2007), “La legge dell’odio” (Einaudi, 2012), “Piani di vita” (Marsilio, 2015), “Il fratello unico” (Mondadori, 2017), “Il fico di Betania” (Aboca, 2019), “Il canto dell’ippopotamo” (Mondadori, 2019). Scrittore, poeta, è curatore del festival letterario Pordenonelegge e presidente di giuria del Premio Letterario Hemingway di Lignano Sabbiadoro. I suoi romanzi sono tradotti in diversi Paesi europei.

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In copertina e qui sopra il nuovo libro dello scrittore Alberto Garlini.

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