di Giuseppe Longo

PORDENONE – «Quando corpus moriétur, fac, ut ánimae donétur paradisi glória». Sono le parole con cui Jacopone da Todi nel XIII secolo concluse il suo “Stabat Mater”, seguite dall’Amen. Parola-sigillo che, maestosa, solenne e addirittura festosa, quasi un preludio, dopo il dramma della Croce, all’imminente Resurrezione, è riecheggiata a lungo nella navata unica del Duomo Concattedrale di San Marco, a Pordenone, dove è stata eseguita per la prima volta, tra scroscianti applausi, la sequenza todiana – musicata da Daniele Zanettovich – nell’ambito della 30ma edizione del Festival internazionale di musica sacra. Una composizione che tradizionalmente viene cantata durante le celebrazioni del Venerdì Santo, ma anche nei riti quaresimali della Via Crucis, e quindi poco consona nell’imminenza del Natale, sebbene anche adesso colore liturgico sia il viola della penitenza, ma che gli organizzatori – i maestri Franco Calabretto ed Eddi De Nadai – hanno scelto proprio per la sua bellezza, quindi adatta a coronare la ormai storica manifestazione musicale pordenonese che si avvia alla conclusione. Domani sera, infatti, sarà proposto l’ultimo grande spettacolo dedicato ai 700 anni dalla morte di Dante.

Daniele Zanettovich


A interpretare con intensità e colore la monumentale opera – che il musicista di Aquileia, ma nativo di Trieste, ha composto quasi vent’anni fa – il “Coenobium vocale” diretto da Maria Dal Bianco, con il mezzosoprano Cecilia Bernini e l’accompagnamento di Francesco Lovato, viola, e di Massimiliano Raschietti, organo. «Daniele Zanettovich – ha osservato in un commento David Giovanni Leonardi – ha voluto abbracciare l’inconsueta dimensione del sacro nella sua più solenne e spaziata gestualità».
Nella prima parte del concerto, applaudito da un folto pubblico – comunque compatibile con le severe misure anti-Covid -, erano state presentate invece le opere composte da due giovani autori: Antonio Maria Fracchetti (1992) “Inno alla Vergine” e Mathias Johannes Schmidhammer (1991) “Preghiera alla Vergine”. Entrambi hanno trascritto musicalmente, con originalità ed efficacia, i versi 1-21 del Canto XXXIII del “Paradiso” di Dante Alighieri.
E proprio al Sommo Poeta sarà dedicato, come si diceva, anche l’ultimo appuntamento con la 30ma edizione del Festival internazionale di musica sacra. Al Teatro Verdi, sarà presentato domani “Dante in musica”, Premio Persefone 2020, allestimento tratto da La Divina Commedia Opera Musical – da oltre dieci anni nei maggiori teatri italiani – sulle musiche originali di monsignor Marco Frisina e per la regia del friulano Andrea Ortis. A Pordenone, con duplice rappresentazione alle 10 per le Scuole e alle 20.45 per il pubblico, andrà dunque in scena l’evento spettacolare dedicato al viaggio di Dante nei regni dell’Oltretomba, in un intreccio di voci, musica, danza e video art. Allo spettacolo prenderanno parte i cori pordenonesi che hanno aderito al progetto: Città di Pordenone, Primo Vere, Spengenberg e Seminario Vescovile, per una sessantina di coristi impegnati complessivamente nell’evento. E che saranno diretti dallo stesso compositore Marco Frisina.

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In copertina e qui sopra ecco due immagini del bellissimo concerto.

 

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