di Giuseppe Longo

NIMIS – Il lunedì tradizionalmente, a Nimis, è giorno di mercato. Che, per la verità, non è più quello di una volta, ma tuttavia qualche bancarella anima ancora piazza 29 Settembre, quella che per la gente del paese è chiamata, appunto, piazza del mercato (“el Marcjat”, in lingua friulana). Una espressione commerciale che richiamava anche numerosi clienti dalla montagna, i quali, nel contempo, trovavano anche altre opportunità all’ombra dello storico platano, dove si affacciavano numerosi negozi. Ma oggi questa centralissima piazza, il cui nome ricorda i tragici fatti dell’ultima guerra, è sempre più vuota perché diverse attività hanno abbassato la serranda, complici vari motivi, prima di tutto l’età dei loro gestori (senza continuità), ma anche il momento non certo favorevole per il terziario, e neppure per altri settori. Ultima in ordine di tempo è quella, recentissima, del negozio fotografico.

Il laboratorio fotografico chiuso.


Proprio il 31 dicembre, giornata-suggello di un anno tremendo che rimarrà a lungo nei nostri ricordi, ha infatti chiuso i battenti, dopo 33 anni di ininterrotto e apprezzato servizio, il fotografo Severo Lauzana che, una decina d’anni dopo il terremoto, provenendo da Fagagna aveva riaperto l’attività cessata da Basilio Lo Presti, il quale a sua volta si era inserito nel negozio di Bruno Fabretti che però, prima del sisma, era dall’altro lato della strada, tra la locanda Trieste e il cinema “Là di Filipin” la cui attività si affiancava a quella della sala parrocchiale “Juventus”, di fronte al Duomo, fornendo per quegli anni una soddisfacente programmazione soprattutto nei fine settimana. Con il raggiungimento dell’età pensionabile, il titolare ha infatti deciso di chiudere questo storico servizio e stamane su porta e vetrina campeggiavano cartelli con la scritta “chiuso per cessata attività”. E chissà per quanto tempo, a patto che ci sia qualcuno interessato a subentrare in questo servizio che ora in paese manca del tutto. Questi momenti grami certamente non sono incoraggianti.

L’ex negozio Lestuzzi.

Una nuova chiusura, dunque, che si aggiunge a quella avvenuta un anno fa del quasi contiguo negozio di confezioni attivo dal lontano 1902. In questo caso, Bibi Lestuzzi aveva resistito ben oltre gli anni maturati per la pensione, tanto era il suo attaccamento al banco e al contatto con i clienti che, proprio nel giorno di mercato, erano frequenti perché vi trovavano un’offerta variegata e a prezzi popolari. Stringe veramente il cuore passare davanti a quelle vetrine “murate” che, visti appunto i momenti difficili, quando potranno riaprire? E anche in questo caso ci sarà un nuovo imprenditore intenzionato a investire in un settore che sempre più deve fare i conti con i centri commerciali?
Le due ultime chiusure in ordine di tempo si sommano a quelle del ristorantino di pesce, vicino allo show room delle pregiate borse in cuoio di Laura Mosolo, e della rivendita di giornali di Berto Paganello che aveva rilevato l’edicola di “Clare e Delchi”, i quali prima del terremoto avevano spostato l’attività dal negozietto che sorgeva vicino alle vecchie scuole elementari (e poi medie), di fronte alla Chiesa di Centa demolita dopo il sisma, e che era rimasto distrutto dal fuoco. Per non parlare, questo però ancora parecchi anni prima, della chiusura nel negozio-laboratorio di orologeria di Vinicio Lorenzoni. Ma, venendo all’oggi, anche dell’infilata di spazi commerciali vuoti, invenduti o non affittati, sotto i portici dell’ex Mesai. Dai quali, qualche mese fa, si è trasferito in via Manzoni anche il negozio di parrucchiera.

Il mercato di stamattina.


E ora che cosa resta in piazza 29 Settembre, sul “Marcjat” appunto? La Banca Popolare Crédit Agricole FriulAdria, lo storico albergo Trieste e la dirimpettaia cartoleria, e molto altro, di Nikj’s Shop, la macelleria Gardisan (ex Milion), tra il ricordato Lestuzzi e il Caffè Centrale di Primo Zanini, FabriPizza con le sue produzioni per asporto, il supermercato Clemente con il vicino Baretto di Loretta e Ugo Turello, e dall’altra parte, sempre al complesso Trieste, Fior di Frutta. Poi, si potrebbero aggiungere la farmacia Missera e l’edicola Meneghini, ma all’inizio di via Roma. Poco, purtroppo, considerando quello che era questa attivissima area centrale di Nimis. Ma tant’è, anche questo è un segno dei tempi difficili, accentuati dalla pandemia, che stiamo vedendo e che non riguardano, ovviamente, soltanto questo paese. Per il resto si vedrà…

Il complesso ex Mesai.

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In copertina, piazza 29 Settembre provenendo da San Gervasio.

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