di Giuseppe Longo

L’Epifania è la festa che celebra la manifestazione di Dio fatto Uomo, per cui la Chiesa la vive con particolare solennità, anche attraverso gli antichi riti religiosi del Friuli storico dove Cividale e Gemona, soltanto per citare quelli più conosciuti, domani mattina ripropongono le suggestive Messe dello Spadone (quello impugnato dal Patriarca Marquardo di Randeck) e del Tallero (la moneta d’argento di Maria Teresa d’Austria che il potere temporale dona a quello spirituale). Ma la festa è molto sentita anche a Trieste, dove si distingue la Parrocchia della Beata Vergine del Rosario.

Il Tallero di Maria Teresa.

Infatti, per la ricorrenza che celebra l’omaggio di Baldassarre, Gaspare e Melchiorre al Bambino nella grotta di Betlemme, don Stefano Canonico ha messo a punto un programma importante anche dal punto di vista artistico-musicale, con riti-concerto che vedono sempre protagonisti molto apprezzati solisti, coro e orchestra della Cappella musicale “Beata Vergine del Rosario”. Già protagonisti di un ricco repertorio per Natale, Te Deum di ringraziamento e Capodanno, coristi e musicisti tra oggi, vigilia epifanica, e domani si cimenteranno in opere bellissime del Seicento. Già questo pomeriggio, alle 17.30, ci sarà una solenne celebrazione eucaristica in latino, durante la quale verrà eseguita la “Messa per il Santissimo Natale” (nove voci, due violini e basso continuo) di Alessandro Scarlatti (1660-1725). Domani, invece, alla stessa ora ci sarà il vespero solenne, con la esecuzione di “Beatus Vir” di Claudio Monteverdi (1567-1643), “Magnificat” di Francesco Cavalli (1602-1676) e “Oratorio di Natale Bwv 248” (cantata numero 6 Herr, wenn die stolzen Feinde schnauben, dedicata appunto all’Adorazione dei Magi) di Johann Sebastian Bach (1685-1750). I protagonisti: soprani Teodora Tommasi e Adriana Tomisic; contralto Lora Pavletic; tenori Peter Gus, Emanuele Petracco e Claudio Zinutti; basso Federico Aloisio. Direttore Elia Macrì.

Gesù Bambino al Rosario.


Un modo solenne e suggestivo, dunque, sia con le famose Messe epifaniche di Cividale e Gemona che con questi riti appena descritti di Trieste, per concludere il lungo e ricco ciclo natalizio che si era aperto con l’Avvento e la Novena, antica tradizione del Patriarcato di Aquileia, che soprattutto in Friuli è conosciuta semplicemente come “Missus” ( si canta infatti il brano del Vangelo di Luca – le opere più diffuse sono quelle di Giovanni Battista Candotti e di Jacopo Tomadini – che racconta l’Annuncio dell’Angelo Gabriele alla Vergine Maria).  Infine, le bellissime tradizioni dell’Epifania friulana saranno coronate a Tarcento dall’accensione (seppur senza pubblico a causa della pandemia) del “Pignarul Grant”, accanto ai ruderi del Castello. Dalla direzione che prenderà il fumo che si leverà dalla collina di Coja, si tenterà di “leggere” come sarà l’anno appena iniziato. E tutti speriamo ardentemente che ci annunci la tanto attesa definitiva sconfitta di Coronavirus!

Il Pignarul Grant di Tarcento.

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In copertina, il diacono con lo storico Spadone nel Duomo di Cividale.

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