di Graziella Atzori
Per le festività pasquali il ritorno alla poesia, alla speranza, alla bellezza è un fatto gioioso e naturale, sebbene sia preceduto dalla passione di Cristo, paradigma di tutte le nostre sofferenze. Forse mai come in questi tempi, segnati dalla violenza e da mancanza di diritti, la Pasqua assume in modo evidente e liberatorio tutto il suo significato.
Ricevo un bel quaderno di poesie, il cui tema centrale è la ripresa e il ritorno alla vita, con il miracolo della rigenerazione. Il titolo è “Attimi” (gennaio 2022), copyright dell’autrice, l’artista poliedrica e multiforme Graziella Valeria Rota, scrittrice e pittrice, che si distingue a Trieste e non solo per la sua attività di promoter, promotrice di eventi culturali, letterari, arti figurative, atti a creare aggregazione e comunicazione tra le parti sociali e le singole persone a confronto. Il suo punto di riferimento è il “Chocolate Coffee” in via Rossetti.
L’attimo è una sintesi di vita, non certo un frammento ma coagulo di esperienze e sapienza. I versi di Rota sono raffinati e ricchi di immagini e metafore, ognuna delle quali evoca uno stato d’animo denso di emozione, ma non solo, indica un percorso poggiato su una precisa visione del mondo: la contemplazione della natura a cui la vita umana è inscindibilmente legata. Il parallelismo tra mondo naturale e umano si trova sparso nelle venti composizioni; lo troviamo già nella prima poesia, nella quale la rinascita e la mutazione verso un fine sono rappresentati dal bruco:
“Le parole sono sassi scagliati / dalla fionda fornita / dall’albero delle noci / quel ramo / che mi ha cresciuta con lui / Ogni scoccata / è quella / che ama ogni ferita / e mi lascia il meglio / che ogni bruco promette”.
Qui l’amore è forza, onnicomprensivo. Perde ogni scontato sentimentalismo per diventate il motore dantesco che muove e produce il meglio. La parola non è “flatus vocis” emissione di fiato, ma sasso che sgretola il male. Sì spesso, e come non potrebbe essere altrimenti? l’indifferenza fa male, non si può negarla o occultarla, ma ciò che è vincente è lo sguardo profondo che sa leggere nel tessuto vitale.
Molto bella la poesia dedicata alle gru, che ritornano ogni primavera, segni di un cammino circolare che ripropone il bene e la pace.
“Noi gru ci innalzano sempre in volo migrando nelle oasi di pace / […] è lì che torniamo sempre / nel cielo convivente per danzare / ad ali aperte”.
Colpisce quell’aggettivo: convivente, che contrasta ogni negazione di fratellanza.
“Sono il tempo che inizia” scrive l’autrice. Sopporta il silenzio di una persona creduta amica e sa di essere compiuta “àncora nel sé”. Ancora:
“Salva quello che c’e ai confini / dell’anima sconfinata / racconta di mondi amati / di ogni vita che arriva / prenditi ogni sogno creato.”
Non esiste falsa illusione in sogni irrealizzabili, tutto sprona verso la costruzione e il miglioramento.
A Trieste non poteva mancare il ricordo della Risiera dove la morte ha segnato punti crudelissimi a suo vantaggio. Rota non si sottrae a questo dramma:
“Nella mandria mi aggiungo / al vasto viaggio emergente”.
E proprio in questa poesia fa riferimento all’archetipo dell’arca “portata dal mare.”
“Siamo pieni di stelle passanti” questo è l’attimo da donare.
“è l’istante delle Muse incontrate”.
“Quello che ti dono di me / è l’essenziale / un passo vissuto / un presente incontrato / un futuro sostato.”
La vita è anche “insulto” ma, paradossalmente, equilibrio.
“Sono incline al giusto compimento ma facendomi / pioggia assennata.”
Piccolo libro di saggezza da tesaurizzare, “Attimi” lascia l’animo rinvigorito, colmo di gratitudine per esserci. È il “Dasein” di Heidegger,
“amo anche te senza livore di essere qui.”
Il personale è fuso nell’universale, rompendo i confini delle convenzioni con la potenza della propria verità, vissuta nella luce coscienziale:
“Racconto la storia della coscienza”, racconto di bene-male fusi dove una goccia di bene sconfigge l’oscurità.
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In copertina, la scrittrice e pittrice Graziella Valeria Rota, autrice del quaderno di poesie.
