Il teatro in un sito tutelato Unesco, tra testimonianze preistoriche e coinvolgimento degli abitanti: lo spettacolo “Fili de Seta” – a simboleggiare l’intreccio di indizi delicati e tracce sottili di umanità – frutto di un lavoro sociale e teatrale lungo tutta questa settimana andrà in scena vicino all’entrata del Palù di Caneva domani, 27 agosto, al tramonto (ore 19.45 precise), rientrando come anticipazione nel programma del festival de L’Arlecchino Errante.

Teatro Astragali


A condurre il laboratorio è il Teatro Astragali, diretto dal professor Fabio Tolledi, dell’Università di Lecce. La compagnia propone un laboratorio che coinvolge gli abitanti del luogo (in questo caso, un gruppo di cittadini di Caneva di diverse età ed interessi) da oltre trent’anni presso le comunità e le culture di tutto il mondo, fino ad oggi in 35 nazioni diverse. Non a caso, Teatro Astragali è referente nazionale italiano dell’International Theatre Institute, che è la rete mondiale dell’Unesco in campo teatrale. Con essa la prestigiosa organizzazione, attraverso una delle sue più importanti emanazioni culturali, è concretamente all’opera in uno dei suoi patrimoni di elezione, il sito palafitticolo del Palù (datato almeno 5.000 avanti Cristo) inserito dal 2011 nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità e condiviso con la vicina Polcenigo (si tratta di uno dei cinque sito Unesco Fvg assieme ad Aquileia, Cividale, Palmanova e Dolomiti Friulane).
Allo spettacolo seguirà un momento conviviale con prodotti del territorio. L’ingresso è libero. Organizzano il laboratorio e l’evento finale il Comune di Caneva, la Scuola Sperimentale dell’Attore e il Festival L’Arlecchino Errante con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Non è necessaria la prenotazione, ma non è consentito l’accesso dopo l’orario di inizio. Info: telefono 351.8392425.

Ferruccio Merisi


«Lo scopo del laboratorio – spiega Ferruccio Merisi, della Scuola Sperimentale dell’Attore – è quello di trovare per una nuova e più “sociale” forma di valorizzazione del luogo, che non lo renda solo ed esclusivamente una risorsa turistica (che comunque ben venga!), ma anche il punto di partenza di un viaggio specifico che il territorio e la sua popolazione possono compiere, gradualmente quanto felicemente, nella direzione di una costituzione di comunità più viva, basata sulle risorse (come il sito storico archeologico appunto), e sulle relazioni che esse permettono. Una prospettiva o speranza di comunità che si appoggia sulla identità profonda del luogo e la osserva in controluce tra l’archeologia fisica e quella che si potrebbe chiamare “archeologia delle memorie” (anche recenti), ovvero: fatti, aneddoti, patrimoni culturali ed artistici locali, riti, musiche e canti da riportare alla luce. Il teatro diviene così strumento costituente di nuove relazioni e di rafforzamento delle identità locali a partire dai loro patrimoni».

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In copertina, un suggestivo scorcio del sito Unesco palafitticolo del Palù di Livenza tra i Comuni di Caneva e Polcenigo.

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