(g.l.) “Nai Cao, Suor Amelia Cimolino”: è il titolo dell’incontro in programma oggi, alle 18, nell’auditorium della Scuola secondaria di Tricesimo, per rendere omaggio alla grande e indimenticabile religiosa di Carpacco, scomparsa una quindicina di anni fa in India. Organizzata dalle Nuove Querce con il sostegno del Comune di Tricesimo e la collaborazione del Club per l’Unesco di Udine, l’iniziativa rientra nella Giornata internazionale delle donne che aveva avuto il suo punto focale l’8 marzo. Con l’intervento di Antonietta Cimolino, ci saranno letture a cura dell’attrice Leda Palma, originaria della vicina Pagnacco, con intermezzi musicale di Nicole Coceancig.

Suor Amelia con Giovanni Paolo II.


Amelia Cimolino, come detto, nacque a Carpacco di Dignano, in riva al Tagliamento, il 20 settembre 1912 – quindi 110 anni fa – e morì a Mangalore, appunto in India, il 19 giugno 2006. «Una ragazza di campagna come tante – si legge in una bella biogragia pubblicata da “Santi, Beati e Testimoni” -, operaia nella filanda del paese e pronta a diventare sposa e madre, ma… un giorno sua mamma la spinge ad andare alla messa per ascoltare le parole di un missionario. Maria, chiamata “Mariute”, contro voglia ci va. Durante l’omelia improvvisamente sentì un fuoco dentro, non capiva cosa le stava succedendo. Improvvisa era arrivata la vocazione. Si rivolse al parroco monsignor Sant che la indirizzò dalle suore di Fagagna. Aveva 19 anni e la sola cosa che desiderava era andare in missione fra i lebbrosi. Il noviziato presso le suore di Carità o di Maria Bambina a Bergamo e la scuola infermiera per malattie tropicali a Genova. L’8 dicembre 1933 “la vestizione” a Bergamo dove chiede di prendere il nome della mamma “Amelia”. Abbandonò tutto e tutti per seguire il fuoco che ardeva dentro, l’amore verso i più poveri e bisognosi; chiese di andare nei Paesi flagellati dalla lebbra: India e Birmania. Nel 1934 sbarca in India diretta in Birmania dove svolge la sua opera fra i lebbrosi, con amore e carità, con il totale sacrificio personale nel tentativo di contribuire alla sopravvivenza delle popolazioni più dimenticate, esprimendo la più vera solidarietà umana: senza distinzione di razza, religione e cultura. Era chiamata “mamma bianca” (“nai cao”). Nel 1970 viene rimpatriata in per gravi motivi di salute. Guarita riparte per l’India dove con il generoso contributo dei benefattori italiani e non, ai quali mai è mancato il suo grazie e la sua preghiera, ha creato un villaggio “Olavina Halli” “Villaggio dell’Amore” dove i più poveri, i diseredati, ammalati, lebbrosi, “gli ultimi”, hanno un ricovero, delle cure mediche, un pasto al giorno e soprattutto l’amore; un luogo dove la persona riacquista una dignità, la dignità d’uomo che la vita gli aveva tolto. 72 anni di missione di cui 36 in Birmania dove giunse appena 22enne con il solo desiderio di aiutare i lebbrosi, gli ultimi, gli abbandonati da tutti. Suor Amelia è tornata alla Casa del Padre il 19 giugno 2006 all’età di 94 anni!».

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In copertina, suor Amelia Cimolino che nacque a Carpacco di Dignano 110 anni fa.

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