Una terna di imprenditori impegnati in campi trasversali del sapere che costruiscono cultura e indicano esempi positivi a cui la società odierna può ispirarsi. Questo il messaggio con cui l’assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli, ha commentato ieri l’assegnazione, nella sala consiliare del Municipio di Pordenone, del Premio San Marco, giunto alla sua cinquantesima edizione. Il riconoscimento, istituito infatti nel 1972, viene assegnato dalla Propordenone d’intesa con l’Amministrazione comunale a quei cittadini del territorio pordenonese che, operando qui o altrove, si siano talmente distinti nei vari campi dell’attività umana (arti, lettere, scienze, economia, sport, impegno sociale) da conferire al nome della città e a tutta la Destra Tagliamento riconoscibilità fino a farne un esempio e una guida per le giovani generazioni. Per l’assessore regionale, è un dovere e un piacere dare simili riconoscimenti a chi si è fatto promotore di cultura nella sua declinazione più vasta contribuendo a imprimere sviluppo alla nostra comunità. Quest’anno il premio è andato a tre figure imprenditoriali.
A Renato Battiston, scomparso a gennaio 2022, il Premio è stato conferito alla memoria quale presidente dell’Associazione Amici del cuore, nella cui veste si è speso sempre nel campo della prevenzione delle malattie cardiovascolari. A lui si devono molte iniziative tra cui il calendario per le scuole e le attività di screening e prevenzione.
A Gildo Fanzago, classe 1937, il Premio è andato in onore della carriera di chef. Ha lavorato al Savini di Milano, al Casinò di Sanremo, al Rosso e Nero di Napoli, al Caval di Brons di Torino, solo per citare i più famosi. Nel 1961, a Porcia, assieme alla moglie Anna Maria Sonato, ha aperto il ristorante Da Gildo condotto ininterrottamente sino al 2002.
Eugenio Sartori, di origine trevigiana, classe 1953, ha invece speso la sua vita professionale nel settore agricolo, dove si è distinto come direttore generale dei “Vivai di Rauscedo” fino al 2018. A lui si deve l’affermarsi a livello internazionale della barbatella che ha fatto della frazione di San Giorgio della Richinvelda il polo di eccellenza del vivaismo viticolo mondiale.
Pensando alla barbatella l’assessore ha richiamato un parallelismo con l’opera di inclusione culturale condotta dai Romani nell’antichità, quando lo sviluppo non si limitava alla costruzione di arene, opere pubbliche e alla diffusione di arti, ma era esteso alla coltivazione dell’ulivo e della vite per la produzione di olio e di vino: fattori che anche oggi possono contribuire a riconoscere la profondità e la trasversalità del concetto di cultura.
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In copertina, il Palazzo municipale accanto alla Concattedrale di San Marco.