Il festival vicino/lontano è teatro del primo evento pubblico organizzato nell’ambito della 9a edizione del Premio Letterario “Caterina Percoto”, promosso dal Comune di Manzano – assessorato alla Cultura: appuntamento pertanto oggi 12 maggio, auditorium Sgorlon alle 19.30, sul tema “La guerra non ha un volto di donna: la sfida al racconto da Percoto a Aleksievic”, una conversazione affidata alla studiosa di letteratura comparata Sergia Adamo, in dialogo con la presidente di Giuria del Premio Percoto, Elisabetta Pozzetto. Interverrà l’assessore alla Cultura del Comune di Manzano, Silvia Parmiani.

Sergia Adamo

(Foto © 2021 Luca A. d’Agostino / Phocus Agency)

L’incontro rientra nel partenariato speciale del Premio Percoto con il festival vicino/lontano. Premio Nobel per la Letteratura 2015, Svetlana Aleksievic così racconta il peso e la solitudine di chi sfida la possibilità di racconto della guerra dichiarato: “Sono stata definita scrittrice delle catastrofi, ma non è vero: io cerco continuamente parole d’amore. L’odio non ci salverà, solo l’amore”. «Anche Caterina Percoto ha affrontato in altri tempi questa sfida – spiega Elisabetta Pozzetto -. L’esercizio di ripercorrere un filo che leghi queste due scrittrici dal Friuli dell’Ottocento ad oggi è meno ardito di quanto sembri. Sono entrambe dotate dell’”amoroso tocco”, in grado di cambiarci attraverso il racconto». Nelle pagine de “la Coltrice nuziale” Caterina Percoto affronta la crudeltà della guerra attraverso le lacerazioni che provoca ai vincoli più naturali, quelli di sangue. Rileggere Caterina Percoto significa confrontarsi con uno dei pochi autori del Risorgimento che ha testimoniato in presa diretta gli orrori della guerra sulla gente comune: le sue novelle in lingua italiana hanno infatti il potere di avvincere anche il lettore odierno, perché sono finestre aperte su una realtà poco documentata in letteratura, il Friuli del medio Ottocento. Caterina Percoto non fu la letterata chiusa in una torre eburnea, ma un’intellettuale per cui è irriducibile l’esigenza di farsi testimone, di dar voce a chi ha subito ingiustizia, di scuotere le coscienze dell’opinione pubblica. Di affrontare temi delicati con la vividezza e il coraggio richiesti per realizzare un reportage vero e lacerante. Testi come “La coltrice nuziale” e “La donna di Osopo” porteranno la censura austriaca a vietare la circolazione della sua opera, e per il suo schierarsi apertamente a fianco della causa unitaria l’autrice rischierà anche di farsi arrestare». La partecipazione èall’incontro libera, info vicinolontano.it

Silvia Parmiani ed Elisabetta Pozzetto

Il Premio Percoto sarà quest’anno l’occasione per cimentarsi in un concorso letterario, ma anche e soprattutto per condividere una riflessione che nasce dall’opera di Caterina Percoto e diventa patrimonio comune di conoscenza ed esercizio di pensiero, prima ancora che di scrittura. Il tema 2022 è infatti di straordinaria attualità e raccoglie il grido di dolore dell’Europa in guerra, nelle settimane più convulse per i popoli del continente: si tratta di un excerpt dalla novella “La coltrice nuziale”, ispirata ai “Fatti di Jalmicco” del 1848, quando Udine e altri villaggi friulani si ribellarono al dominio asburgico. Caterina Percoto aveva assistito alla repressione austriaca, con interi villaggi friulani incendiati e saccheggiati: così affidò il suo pensiero all’epistola che chiude la novella, una sorta di “manifesto” consegnato anche al nostro tempo. “Tra i figli di due Paesi egualmente liberi, egualmente potenti, bella è l’unione di sangue! Ella è preludio di quella santa alleanza, che nel cospetto di Dio stringerà un giorno, come altrettante sorelle, tutte le nazioni della terra”: così recita l’estratto che fungerà da traccia per gli autori dei racconti in gara all’edizione 2022 del Premio letterario Caterina Percoto. Un auspicio che schiude una pionieristica visione “internazionalista” di pacifica e solidale convivenza fra le nazioni: la stessa che oggi tutti ci auguriamo per l’evoluzione del drammatico conflitto in Ucraina. Proseguono, dunque, le adesioni al concorso letterario. Il Premio è articolato in due categorie indipendenti, la Categoria Adulti che propone la scrittura di racconti brevi in lingua italiana o friulana della lunghezza massima di 20mila caratteri (spazi inclusi), e la Categoria Ragazzi per studenti delle Scuole Primaria e Secondaria di primo grado e secondo grado: in questo caso il racconto breve in lingua italiana o friulana avrà lunghezza massima di 5mila caratteri (spazi inclusi). La Giuria tecnica, presieduta dall’autrice e giornalista Elisabetta Pozzetto, è composta inoltre dall’assessore alla Cultura del Comune di Manzano Silvia Parmiani e da William Cisilino, Elisabetta Feruglio, Valter Peruzzi e Walter Tomada. Verranno assegnati due premi per la categoria adulti, quattro premi per la categoria ragazzi ed una menzione speciale per la lingua friulana. Gli elaborati dovranno pervenire entro le ore 12 del primo agosto 2022, secondo le indicazioni del bando consultabile al link https://www.comune.manzano.ud.it/c030055/po/mostra_news.php?id=1414&area=H

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Caterina Percoto nasce il 12 febbraio del 1812 a San Lorenzo di Soleschiano, in provincia di Udine. Alla morte del suo amato padre, nel 1821, la famiglia si trasferisce a Udine e viene condotta nell’Educandato di Santa Chiara, oggi conosciuto con il nome di Educandato Uccellis. Nel 1829 Caterina lascia il convento. Tornata a casa, la giovane si dedica all’azienda di famiglia e all’educazione dei fratelli minori con la collaborazione di Don Pietro Comelli, sua guida spirituale e amico sincero. Tuttavia, Caterina continua a studiare da autodidatta, avvicinandosi alla lettura di classici italiani come Dante e Manzoni.
La giovane trascorre gran parte della propria esistenza in solitudine nella sua città natale, fino al trasferimento definitivo con sua madre nel 1836. La carriera letteraria dell’artista ha inizio nel 1839, quando Don Comelli invia segretamente alcuni suoi scritti, un commento alla traduzione di Andrea Maffei e alcuni brani della Messiade di Klopstock, alla «Favilla», un giornale culturale triestino. Inizia così il suo rapporto con l’editore Francesco Dall’Ongaro, che diventerà anche il suo mentore. L’editore oltre a ringraziarla per i “suoi eruditi articoli di critica letteraria” le consiglia di dedicarsi anche a “qualche scritto da donna” e di “descrivere i mille aspetti della natura, i costumi, le tradizioni, le vicende, gli affetti di quei campagnoli”. Caterina accetta il consiglio e a partire dal 1844 comincia a pubblicare regolarmente alcune opere dal tema rustico. Pubblica il suo primo volume di narrativa nel 1845 intitolandolo: Lis Cidulis. Scene carniche. Il libro viene consigliato da Pacifico Valussi, che diventerà un grande amico di Caterina tanto da chiamarla amichevolmente “contessina contadina”. Da questo momento altri giornali la pubblicano come «Il Giornale di Trieste» e la «Giunta domenicale del Friuli». Nell’agosto del 1847 pubblica anche per la milanese «Rivista europea» diretta da Carlo Tenca, una novella dal titolo L’album della suocera. Ma Caterina non vuole mettersi al centro della scena, desidera solo scrivere. Per questo collabora anche con riviste e periodici del Lombardo-Veneto e di Torino. A questo punto, Pacifico Valussi scrive cinque lettere intitolate La donna italiana, tra le colonne della «Ricamatrice» che la esortano pubblicamente ad occuparsi dell’educazione delle donne delle classi inferiori. Caterina accetta l’invito e comincia una corrispondenza di quattordici lettere pedagogiche intitolate Una pagina del giornale della zia – Corrispondenza di un’associata tra l’aprile e il luglio del 1858. Lettere in cui spiccano l’indottrinamento di Raffaello Lambruschini e le letture di Jean Jacques Rousseau. Nei suoi racconti di impostazione didattico-pedagogica Caterina, con vivacità, mostra una sua idea completamente nuova sull’educazione delle donne, un nuovo registro di formazione che faccia loro acquisire un registro linguistico nazionale. Nel 1848, con la Prima Guerra d’Indipendenza, Caterina si ritrova testimone oculare dei Fatti di Jalmicco. La vicenda la sconvolge al punto tale da rendere i suoi scritti politicamente più impegnati: scrive La donna di Osoppo e La coltrice nuziale, opere che riscuotono grande successo tra i patriottici. Il 30 gennaio del 1859 la Percoto viene nominata socia corrispondente dell’Accademia di Udine e ne diventa socia onoraria il 5 aprile del 1878. La scrittrice vive gli ultimi anni della sua vita in preda a precarie condizioni di salute accompagnati, tuttavia, a grandi successi. Nel 1866 viene insignita dell’Ordine del merito civile, un riconoscimento ottenuto per intercessione di Gino Capponi e Cesare Cantù. L’anno successivo incontra a Udine Giuseppe Garibaldi e a Firenze comincia a frequentare il salotto di Francesco Dall’Ongaro, riuscendo a incontrare politici e letterati dell’epoca. Nel 1868 rifiuta la nomina a direttrice dell’Educandato di Santa Chiara e nel 1871 accetta la nomina del ministro Cesare Correnti a ispettrice degli istituti femminili nelle province venete. Una vita piena che si spegne il 15 agosto del 1887. Caterina Percoto muore a San Lorenzo di Soleschiano, viene sepolta a Udine, accanto alla tomba del poeta Pietro Zorutti.

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In copertina, un celebre ritratto della scrittrice friulana Caterina Percoto che era nata a due passi da Manzano.

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