di Giuseppe Longo
«Verso le ore 17, bagliori di fiamme rossastre cominciano a investire le prime abitazioni della periferia. Durante tutta la giornata si erano vedute bruciare le case di Sedilis lungo il dorsale prospiciente la conca di Nimis. Strano e inconsueto spettacolo di tetti che ardono in pieno giorno come torce accese e vaganti. Poi il fuoco scendendo aveva raggiunto le case sparse di Romandolo e di Torlano inferiore, come per illuminare l’atroce eccidio in precedenza quivi compiuto, e verso sera lambiva già le nostre prime abitazioni. E’ il principio della fine. L’ora suprema è giunta. Da un’altura posso contemplare l’orrendo e terrificante spettacolo».
Monsignor Beniamino Alessio
Sono le parole con cui monsignor Beniamino Alessio apre la pagina riguardante la distruzione del paese nel suo libro “L’incendio e il martirio di Nimis”, preziosa testimonianza scritta al termine della seconda guerra mondiale, e corredata di tante drammatiche fotografie, affinché rimanesse memoria di quanto sofferto dal paese in quei tragici giorni di fine settembre 1944, poco più di un mese dopo la ricordata strage di Torlano. Questi brevi cenni di cronaca – annotava l’indimenticato pievano – «serviranno a spiegare molte cose e getteranno un po’ di luce sopra l’episodio, senza confronto, più tragico, che registra la storia plurisecolare di Nimis. Perciò caldamente desidero che questo opuscolo venga letto e custodito come un sacro ricordo di famiglia, come un documento illustrato di un triste periodo che gronda di lacrime e di sangue».
Quella tremenda pagina di storia sarà ricordata mercoledì prossimo, 29 settembre, proprio nel giorno che segna l’esatto anniversario dell’avvio della distruzione del paese pedemontano, quale nuova rappresaglia nazista – appunto dopo Torlano -, durante l’annuale commemorazione indetta dalla civica amministrazione. La cerimonia, organizzata assieme alla sezione ex Internati da sempre animata dal commendator Bruno Fabretti, 98 anni appena compiuti, «al fine di riaffermare i valori della pace, della libertà e della democrazia», nel ricordo «dell’incendio di Nimis e della deportazione nei Lager nazisti», comincerà alle 11 in Duomo con la messa di suffragio; al termine del rito, corteo verso il Parco della Rimembranza per l’omaggio ai monumenti ai Caduti di tutte le guerre e alle vittime dei campi di concentramento: prima della commemorazione ufficiale del sindaco Gloria Bressani, saranno letti i nomi di tutti i deportati del paese che morirono nei Lager. Ognuno sarà accompagnato da un rintocco dell’unica campana rimasta della Chiesa di Centa, demolita in seguito al terremoto di 45 anni fa, e che è installata proprio nell’area sacra, fino agli anni Sessanta occupata dal cimitero del paese.
«O mia patria sì bella e perduta!… Addio case frutto di tanto lavoro e di sacrifici noti a Dio solo, poemi di tenerezze, sacrari di tante memorie! Addio asili dolci di tante generazioni che qui hanno amato, pregato e sofferto», scriveva ancora il sacerdote originario di Buja, “pre’ Beniamin” per i suoi parrocchiani, fra i quali rimase oltre mezzo secolo, dal 1912 al 1962, quando si spense nella canonica in riva al Cornappo. Poi il drammatico racconto di monsignor Alessio prosegue: «E la tragedia continua il sabato e la domenica investendo un po’ alla volta tutte le borgate che si trasformano in ardenti bracieri. Di tratto in tratto un cupo e assordante fragore scuote e fa vibrare la greve e umida atmosfera. Sono i tetti che si sfasciano e crollano suscitando vampate di faville e nuove lingue di fiamme. Nell’ombra solenne della notte lo spettacolo assume un aspetto fantastico e impressionante».
Case distrutte e Chiesa di Centa.
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In copertina, gli incendiari al lavoro il 29 settembre 1944: è l’inizio della devastazione di tutta Nimis.