“Da Aquileia a Betlemme: un mosaico di fede e bellezza” è il titolo della mostra che sarà inaugurata domani, ad Aquileia, alla vigilia della festa per i Santi Patroni Ermacora e Fortunato. Nella sede di Palazzo Meizlik, la cerimonia avverrà alla presenza del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, monsignor Pierbattista Pizzaballa, e del delegato della Palestina all’Unesco, Mounir Anastas, del presidente della Fondazione Aquileia e sindaco Emanuele Zorino, nonché dei curatori della mostra. Promossa dalla Bethlehem Development Foundation e dall’Alto Comitato Presidenziale per gli Affari religiosi in Palestina e dal Comitato Presidenziale per il restauro della Basilica della Natività e organizzata dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con il Comune, la Fondazione So.Co.Ba., con il sostegno di Piacenti spa e il patrocinio del Ministero della Cultura, la mostra celebra il filo – finora rimasto inesplorato – che lega Betlemme ad Aquileia, un legame di fede e bellezza che unisce due siti Patrimonio dell’Umanità.
L’accostamento tra i due siti – e in particolare tra la Basilica della Natività di Betlemme e la Basilica di Aquileia – si deve all’interesse delle recenti scoperte nella Basilica della Natività, avvenute nel corso del sapiente restauro condotto a partire dal 2013 dall’azienda italiana Piacenti spa, eccellenza nel restauro. Ai lavori di Betlemme, finanziati grazie all’impegno dell’Autorità Palestinese, hanno fatto seguito ricerche accurate, che hanno evidenziato straordinarie analogie nella genesi e nell’evoluzione dei due complessi.

Il Patriarca Pierbattista Pizzaballa.

«Con questa mostra – evidenzia Emanuele Zorino, presidente della Fondazione Aquileia – confermiamo l’impegno nel raccontare la centralità della splendida civitas nella storia della Cristianità e nel rapporto vivissimo con il Mediterraneo e con l’Oriente. In una fase post-pandemica complicata per l’economia globale, la Fondazione Aquileia ha voluto scommettere su un’iniziativa che mette al centro l’indagine storico-archeologica come occasione per porre nuovi quesiti alla comunità scientifica, ma anche come strumento concreto per il rilancio turistico del territorio e per l’affermazione del dialogo interculturale, rivendicandone al tempo stesso la funzione di deterrente alle angosce contemporanee e alle nuove minacce di conflitto».
«La mostra – sottolinea Issa Kassissieh, membro del Comitato presidenziale palestinese per il restauro della Basilica della Natività – valorizza la Chiesa della Natività restaurata in tutta la sua bellezza artistica e significato storico, e ancor di più nel suo messaggio spirituale. In un momento in cui il mondo lotta contro una pandemia, la Natività ci ricorda ancora della nascita e rinascita di Gesù, e con Lui germogliano nuova vita e nuove speranze. È con umiltà, e allo stesso tempo con orgoglio, che il popolo palestinese presenta Betlemme e la sua Chiesa al mondo: crediamo fermamente che attraverso la bellezza e il potere dell’arte, della storia, della cultura e della fede possiamo davvero promuovere la conoscenza tra culture, rafforzare il dialogo interreligioso, ed essere di ispirazione per il progresso delle generazioni future».

Il sindaco Emanuele Zorino.

«Aquileia e Betlemme – spiegano Salvo Barrano e Luca Villa, i curatori della sezione aquileiese – poste in due aree opposte del Mediterraneo, appaiono significativamente accomunate dal ruolo preminente nell’irradiazione e nell’affermazione del Cristianesimo, come suggeriscono le testimonianze monumentali che vi sono conservate. Sia il santuario sorto sulla Grotta di Gesù sia il complesso della città adriatica appaiono entrambi edificati in epoca costantiniana, agli inizi del IV secolo dopo Cristo. Sul luogo della Natività venne eretta, per volere dello stesso imperatore Costantino, una grande Basilica, un complesso che ebbe da subito un’estrema rilevanza nel mondo cristiano, divenendo meta di pellegrinaggi da ogni parte dell’impero, come accadde anche per tutti gli altri luoghi della Terra Santa che conservavano traccia della vita e della passione di Cristo. Negli stessi anni, ad Aquileia, il vescovo Teodoro innalzava, alla guida di una fervente e benestante comunità locale, uno dei più antichi ed importanti complessi paleocristiani dell’Occidente, dove si conservano straordinarie testimonianze dell’arte cristiana, prima fra tutte il più esteso mosaico pavimentale dell’Occidente».

Il percorso espositivo si snoda in due sezioni: la sezione Betlemme, curata da Taisir Hasbun, Alessandro Fichera e Tommaso Santi si avvale del progetto di scavo e restauro durato dieci anni come di un filo che permette di ricucire attraverso testi, foto e video la storia del monumento più antico della Cristianità per concludersi con un video dove viene letteralmente svelata la Basilica nella sua ritrovata bellezza. La sezione Aquileia, curata dagli archeologi Salvo Barrano e Luca Villa, conduce direttamente alle origini dell’arte cristiana indagando in profondità il rapporto tra queste due città, separate da oltre duemila miglia. Si focalizza sui grandiosi mosaici di età costantiniana nel primo impianto della Basilica di Aquileia realizzata dal vescovo Teodoro e prosegue con il racconto dell’evoluzione della basilica cristiana nei secoli arricchito di contenuti multimediali.

La mostra sarà visitabile dal martedì alla domenic,a dalle 10 alle 19 (apertura straordinaria lunedì 12 luglio in occasione dei Santi Patroni) e il biglietto d’ingresso alla mostra (6 euro) comprende anche l’ingresso alla Basilica di Aquileia, alla cripta affreschi e alla cripta scavi per permettere ai visitatori di proseguire il percorso alla scoperta delle meraviglie della Chiesa dei Patriarchi. Al bookshop della mostra è disponibile il catalogo arricchito dai testi dei curatori e da un ricco repertorio fotografico e il dvd ““Le meraviglie di Betlemme.

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In copertina, la Basilica della Natività a Betlemme e qui quella di Aquileia.

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