di Giuseppe Longo
TRIESTE – La grande musica può essere un veicolo di amicizia e fratellanza fra i popoli, traducendo questi sentimenti in un messaggio di pace? Ma, certo! Specialmente se a essere eseguite sono pagine immortali di Pëtr Il’ič Čajkovskij e Sergej Vasil’evičs Rachmaninov, due fari della letteratura musicale russa dell’Otto-Novecento, e fra gli interpreti ci sono anche giovani talenti provenienti dall’Ucraina, ferita dalle bombe moscovite, e da altri Paesi dell’Est europeo, ma non solo.
L’orchestra e il folto pubblico.
Un messaggio che è stato lanciato ieri sera, dal Cortile delle Milizie del Castello di San Giusto, attraverso lo stupendo concerto che l’Orchestra d’Archi del Conservatorio “Giuseppe Tartini” ha voluto offrire alla sua città. In una brezzolina che, scendendo dal Carso, ha regalato un gradevole e salutare “sollievo” all’infuocata giornata, diffondendo fra la foltissima platea le fragranze dei capperi in fiore che ricoprono le mura del maniero.
Sul podio il maestro Luca Paccagnella, che ha preparato alla perfezione la formazione musicale – caratterizzata, appunto, da una fortissima internazionalità – applaudita il giorno precedente anche a Sacile. Lo stesso musicista, prima del concerto, ha presentato questa nuova produzione del “Tartini”, coordinata dal docente Andrea Amendola con la supervisione del direttore Sandro Torlontano (presente alla serata), che ha visto protagonisti sul palco violini primi e secondi, viole, violoncelli e contrabbassi. Il programma, di alto impatto sul pubblico, si è aperto con la “St. Paul’s Suite” per Orchestra d’Archi di Gustav Holst, che si articola «in quattro movimenti e incorpora melodie popolari inglesi e scozzesi», come informava una nota sul concerto. Quindi un eccelso compositore italiano del Novecento, Nino Rota, famosissimo per intramontabili colonne sonore, ma anche per brani classici di grande spessore e suggestione, come questo “Concerto per Archi”, che nella tessitura tradizionale in quattro movimenti «inserisce invenzioni ironiche e spesso divertenti». Infine, la stupenda “Serenata per Archi” di Čajkovskij, «frutto di una “possessione mozartiana” che si traduce in una scrittura per archi dall’equilibrio perfetto, tersa, “serena” appunto, svolta a sostegno di melodie semplici, dal cuore puro e ardente». Melodie che hanno letteralmente rapito gli ascoltatori che le hanno premiate con vere e proprie ovazioni.
L’Orchestra ha quindi regalato, come bis fuori programma, “Vocalise” di Rachmaninov e “Libertango” di Astor Piazzolla. Un brano, quest’ultimo, molto conosciuto, ritmato e brioso del famoso compositore argentino «per farvi tornare a casa contenti – ha infine detto, salutando, il maestro Paccagnella – di aver assistito a una grande serata di musica». Non fine a se stessa, ma appunto anche veicolo di un messaggio di amicizia, speranza e pace di cui oggi tutti sentiamo un grande e irrinunciabile bisogno.
I capperi in fiore sulle mura.
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In copertina, il maestro Luca Paccagnella al termine del bellisssimo concerto offerto nel Castello di San Giusto a Trieste.