di Giuseppe Longo
GRADO – Lui per ritrosia non voleva. Ma Stefan Milenkovich ha tagliato corto: «E io lo faccio ugualmente». Così, il grande violinista serbo, concludendo ieri sera il suo affollatissimo concerto nella splendida cornice della Basilica patriarcale di Santa Eufemia, ha voluto fare un regalo a Giorgio Tortora offrendo, come bis d’eccezione, un suggestivo canto d’amore, “In a day”, che fa parte dei Preludi per violino e pianoforte scritti dal chitarrista-compositore, da quasi quarant’anni direttore artistico di “Musica a 4 Stelle”, la proposta culturale ormai storica che impreziosisce ogni stagione turistica a Grado, ma soprattutto amico di lunga data proprio di Milenkovich, il quale per ben dieci volte è stato ospite dell’Isola d’oro. E tutti si augurano possano essercene almeno altrettante, visto l’entusiasmo che ogni volta riesce ad accendere questo vero e proprio “atleta del violino”.
A proporne un sintetico profilo, prima che iniziasse il concerto, è stato proprio il maestro Tortora, sottolineando i tratti di questo ex bambino prodigio – «uno dei maggiori violinisti presenti oggi nel firmamento internazionale della musica» – che, come tanti altri, non si è perso per strada ma è via via cresciuto, fino a diventare la star che è oggi, sempre sotto i riflettori del mondo. «Si è infatti esibito – ha raccontato ancora il direttore artistico di questi fortunati festival – davanti ai Grandi della Terra fin dai tempi del conflitto nei Balcani, diventando un vero e proprio simbolo di pace». Nonostante tutto questo, però, il violinista «dalla tecnica musicale incredibile» ha mantenuto intatte la semplicità e la disponibilità di sempre che, dal suo primo arrivo, l’hanno subito fatto diventare un sincero amico di Grado, dove ritorna sempre più che volentieri. «Basta che lo contatti in febbraio – ha detto Tortora – e subito concordiamo la data, senza alcuna difficoltà».
Intessendo un efficacissimo “dialogo” con il brillante pianoforte della polacca Hilda Svan, Stefan Milenkonovich ha condotto la platea in un entusiasmante itinerario musicale che lui stesso ha simpaticamente presentato soprattutto in inglese e che ha abbracciato più epoche ed autori, da Tartini a Ravel, da de Sarasate a Saint-Saens, a Paganini, proponendo di quest’ultimo una esaltante lettura di uno dei suoi concerti più famosi – “La Campanella” -, fino a Bizet con “Carmen” in un crescendo di emozioni che hanno suscitato, di volta in volta, acclamazioni e applausi “da stadio”, toccando infine le corde del cuore di ognuno con la struggente aria di “Schindler’s List”, di Williams, che riporta alle tragedie dell’ultima guerra, momenti dolorosissimi che purtroppo non hanno insegnato nulla, o ben poco, visto quanto sta accadendo ancora oggi nel mondo. Un’ora e mezza di concerto, quella regalata da Milenkovich, il quale con i virtuosismi che l’hanno reso così celebre ha tratto dal suo violino suoni incredibili, dolci ma anche gravi, delicatissimi e impetuosi, che hanno letteralmente “stregato” l’uditorio, tanta era la sua partecipazione nell’ascolto di ogni brano, così da vedere con vero dispiacere l’avvicinarsi della fine del concerto. Ma tant’è, prima o poi tutto finisce. In questo caso, però, con la promessa di un sicuro ritorno a Grado, l’undicesimo. Alla prossima!
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In copertina e all’interno immagini dell’entusiasmante concerto di Stefan Milenkovich, con la pianista Hilda Svan, e del pubblico che gremiva la Basilica.