di Giuseppe Longo

NIMIS – Un festoso concerto di “scampanotadôrs” si è levato stamane, prima e dopo la messa solenne, dalla millenaria torre della Pieve dei Santi Gervasio e Protasio, a Nimis, per salutare i tredici giovani che hanno ricevuto la Cresima. Celebrazione avvenuta nella ricorrenza dei Patroni che il calendario ricordava ieri, 19 giugno, e che, giocoforza, si è dovuta tenere nella comparrocchiale di Santo Stefano. Soltanto l’ampiezza del Duomo poteva, infatti, garantire quel distanziamento sociale ancora raccomandato a causa della emergenza sanitaria, sebbene la pandemia pare abbia finalmente allentato la presa. Ma è ovvio che la prudenza e l’osservanza delle norme di sicurezza sono ancora opportune.

Con i celebranti e le catechiste.

Il campanile dell’antica Pieve.

Ad amministrare il sacramento della Confermazione l’arciprete della Cattedrale di Udine, monsignor Luciano Nobile, che ha esordito portando il saluto dell’arcivescovo Mazzocato ai giovani cresimandi e ai loro padrini e genitori. All’altare (quante belle ortensie!), aveva accanto monsignor Rizieri De Tina, responsabile della pastorale parrocchiale. E il celebrante si è soffermato proprio sulla figura dei Santi Gervasio e Protasio. «Di loro non si sa molto – ha osservato -, se non che hanno dato la vita per difendere la fede in cui erano cresciuti, dando un grande esempio per tutti noi». Nel ricordo dei due martiri milanesi, venerati nell’antica Chiesa matrice, ma che quest’anno hanno visto la loro festa spostata per “necessità” appunto in Duomo, è dunque avvenuta la importante celebrazione, resa ancora più suggestiva dai canti eseguiti dal bravissimo coro diretto da Rita D’Andrea (pure catechista assieme ad Antonella Bozzato). Prima della messa, aveva portato un saluto a monsignor Nobile, ai cresimandi e alla comunità il presidente del consiglio parrocchiale Pietro Nocera.

Il saluto di Pietro Nocera e il coro.

Una festa dei Patroni particolare, dunque, perché celebrata “in trasferta”. L’antica Pieve sul colle di Ariba – come si chiamava un tempo la borgata – è rimasta sola, senza riti, soltanto con i suoi bravi “scampanotadôrs” che hanno comunque creato quell’atmosfera di festa che si è soliti gustare ogni anno proprio in occasione di questa ricorrenza che alla fine è coronata da una semplice, ma invitante festa sotto il campanile imbandierato. Quella che quanti amano le tradizioni del paese sperano possa ritornare già dal prossimo anno. Quando tutti auspichiamo che la tempesta scatenata dal Coronavirus sia soltanto un brutto ricordo.

Gli altari tra le ortensie.

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In copertina, monsignor Nobile mentre amministra la Cresima nel Duomo di Nimis.

 

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